Quello degli sfasci e gli autodemolitori è un cancro romano di cui troppo poco si parla. Salvo, ovviamente, quando qualche disastro capita come è occorso ieri in Via Battistini con uno sfascio collocato nel bel mezzo di palazzi e appartamenti ha preso fuoco o è stato incendiato provocando il blocco del traffico, danni agli edifici, nube tossica e annessi e connessi.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Come mai anche il semplice smaltimento delle autovetture da demolire, che in qualsiasi città d'Italia e d'Europa è una opportunità di ricchiezza, riciclo e lavoro, qui a Roma è diventata terreno fertile per imprenditori senza scrupoli, mafie, illegalità, tantissimo degrado e bombe ecologiche?
A Roma, iniziamo dal dire questo, gli operatori di questo settore sono circa cento. Avete letto bene. Un servizio come questo è svolto da cento realtà. Anzi secondo le ultime relazioni centodieci! Tutte diverse. Si ripete in questo settore il dramma romano - e solo romano! - che interessa altri settori strategici dell'economia e della vita civile. E pensare che qualcuno ritiene questa configurazione industriale ed economica, che non esiste da nessuna altra parte del mondo, perfino un pregio. La situazione è paragonabile a quella dei cartelloni pubblicitari che (così resterà a vita perché dopo Marino nessuno ha intenzione di sistemare questa faccenda, men che meno i 5 Stelle) in qualsiasi altra metropoli occidentale sono operati da due, tre, massimo quattro società e che invece a Roma vedono divorarsi il territorio centinaia di dittuncole una più assurda dell'altra, ciascuna coi suoi metodi, con le sue strategie, con i suoi cartelloni di forma e colore diverso dall'altro. Un mercato non gestibile, zero interlocutori per il Comune, difficoltà enorme di sanzionare e di correre dietro all'abusivismo. Con mercati configurati in questo modo neppure le autorità svizzere riuscirebbero a far fronte. Come i cartelloni, anche gli sfasci a Roma dovrebbero essere una attività industriale gestita da pochissime società professionali (possibilmente internazionali, con spalle larghe a livello finanziario) ben controllabili, con pochissimo interesse a violare le leggi, con dipendenti in regola, con grossi investimenti tecnologici e in ricerca che nessuna piccola società può fare.
A Roma non è così. Ne nessuno ha lavorato per fare in modo che la configurazione del mercato cambiasse negli anni obbligando gli operatori o a vendere o a accorparsi. Se puoi stare nell'illegalità, se puoi ammonticchiare le macchine le une sulle altre (noi siamo abituati signori, ma esiste solo a Roma!), se puoi avere stabilimenti che trattano rifiuti delicati e tossici nel bel mezzo di parchi naturali come accade a Via dell'Almone o a Centocelle (per tacere degli sfasci presenti addirittura sotto autostrade - cosa faremo quando prenderà fuoco quello sotto al viadotto della Roma-Fiumicino? E quelli lungo la Tangenziale Est?), se puoi evitare i controlli corrompendo, se puoi sversare abusivamente inquinando le falde, se hai una politica cittadina che preferisce andare avanti con le proroghe di sei mesi in sei mesi piuttosto che pianificare allora il mercato non cambierà mai. Allora imprenditori che dovunque sono stati spazzati via dal mercato qui continuano ad essere protagonisti (magari con la scusa che danno lavoro, che c'è la crisi, che le PMI sono l'ossatura dell'economia romana, ma per favore!) con quel pizzico di prepotenza e violenza (quando si parla di non prorogarli fanno irruzione nei dipartimenti a minacciare i dipendenti, senza farselo dire due volte) che a Roma è lo standard e che il malgoverno alimenta e in qualche modo legittima e contestualizza.
In tutto il mondo chi si occupa dello smaltimento delle auto demolite sono "aziende" chiamate a rispettare stringentissime normative ambientali. Da noi sono "sfasciacarrozze" avanzi di galera per lo più. E' chiara la differenza? E' chiaro a chi è in mano uno dei passaggi più importanti della filiera dei rifiuti a Roma?
Se tu, in definitiva, sei uno sfascio magari non abusivo ma para abusivo e devi smaltire 400 pneumatici cosa fai? Fai la filiera regolare con i costi del caso o ti accordi col capo rom del campo di fianco che la notte viene con un furgone a ritirare tutto e a incenerirlo nel suo campo? Ora avete capito gran parte dei motivi dei roghi tossici in città, tra l'altro. Rifiuti difficili da smaltire e da gestire, cavi mettallici, corrugati. Roma è la capitale della "maghina", gli sfasci lavorano a tutto vapore e sono tutti disposti a scendere a patti per abbattere i costi e speculare di più. E solo a Roma una azienda che smaltisce rifiuti si ritrova
Si parte ovviamente dagli anni post boom della motorizzazione. La città si riempie di vetture e nessuno pianifica un ciufolo. Siamo a Roma! Dopo qualche anno le vetture devono essere smaltite e chi aveva comprato la macchina negli anni Sessanta pian piano, nei Settanta, inizia a doverla rottamare. Quindi c'è da smaltire centinaia di migliaia di 126, di 500 e di poi di Uno, di Y10 e Renault 5. Alla fine degli anni '90 la Regione (la competenza è sua) abbozza un regolamento per venirne fuori individuando le aree dove queste autentiche bombe ecologiche, ormai circondate dalla città, dovrebbero spostarsi. Negli anni Duemila la proposta viene pubblicata: partono le proteste dei residenti delle aree di destinazione, si appongono vincoli, gli operatori armano le proteste, si costruisce sulle aree di destinazione e salta tutto. Durante gli anni di Alemanno, che te lo dico affà, non si fa una ceppa di nulla e si procede con le proroghe. Intanto il problema viene commissariato. Il commissario risolve qualcosa? No. Nel 2014 la responsabilità torna al Comune, Giunta Marino, l'assessora Estella Marino cerca di capire cosa sta succedendo, riprende in mano la questione, pianifica una strategia diversa per aggredire il problema: non più spostamenti di massa perché tanto questi, diciamo così, "imprenditori" saldano le loro proteste e non ti fanno muovere, bensì spostamenti singoli mirati dopo aver fatto una mappa della situazione ad oggi e dopo aver richiesto alla Regione una nuova pianificazione.
Ovviamente qualsiasi attività è ostacolata da una serie di elementi. In primis la caratura e la qualità dei dipendenti di Roma Capitale. Anche fare una mappatura degli fasci equivale alla complessità di uno sbarco su Marte. Sia perché i dipendenti sono totalmente incapaci (e le leggi italiane impediscono, chissà perché, di mandare a casa dipendenti incapaci per assumere gente in gamba), sia perché sono intimiditi dalla violenza degli operatori che non accettano il cambiamento, sia perché sono collusi e magari pure corrotti.
Alcuni operatori nel frattempo decidono di spostarsi da soli (lo possono fare) per andare in zone più adeguate e con strutture a norma. Ma incappano nella burocrazia e perdono l'investimento fatto. Il Comune ti dice che non sei a norma, non ti aiuta a spostarti quando decidi di farlo da solo, però ti riconosce un ruolo "di servizio" nella filiera dei rifiuti quindi proroga l'autorizzazione del tuo essere non a norma, ma impedisce che tu ti metti a norma in quel sito perché tanto è un sito da cui devi andar via anche se non riesci ad andartene. Quintessenza d'Italia: è pieno di cose che (non) funzionano così, a Roma praticamente tutte quelle cruciali che fanno il benessere e la ricchezza di un territorio e che invece da noi generano degrado e depressione.
Insomma riunioni, incontri, pianificazioni in fieri tra Regione e Comune finalmente ripartite ma poi nel 2015 l'esperienza della Giunta viene fatta finire da un notaio. Tutto a ramengo. "Se avremmo risolto interamente il problema in caso di durata regolare della intera consiliatura? Non posso affermarlo assolutamente" ci spiega con la consueta onestà intellettuale l'assessore all'ambiente di allora Estella Marino "risolto del tutto magari no, ma senz'altro stavamo chiudendo lo scandalo degli sfasci nelle zone vincolate e nei parchi! Per risolvere ci vogliono molti anni, ma i peggiori stavano decadendo era questione di settimane, ma prima siamo decaduti noi". Estella Marino non ci dice, ma lo aggiungiamo noi, che molti passi avanti vennero fatti grazie al fatto che l'assessore collaborò attivamente con Prefettura e Procura e così finalmente qualche dirigente che andava molto molto molto molto lento nel portare avanti le pratiche, si diede una svegliata... Ma ovviamente questo modo di lavorare, finalmente civile e orientato al servizio pubblico, non piaceva in città e la Giunta marziana venne fatta tornare da dov'era venuta.
Questa qui sopra è la lettera di passaggio di consegne di Estella Marino al Commissario Tronca. Notare prego il passaggio sulla ricettazione... Naturalmente Tronca cosa ti fece? Prorogò tutti gli sfasci. Da un anno poi i 5 Stelle. Il governo dei "ragazzi meravigliosi" che dovevano finalmente rivoluzionare le pratiche della vecchia politica non ha fatto nulla di nulla. In un anno! Ieri l'incendio a Battistini. Con la Sindaca a dire "risolveremo, faremo, vedremo, provvederemo". Nei due giorni precedenti il Consiglio Comunale pancia a terra per approvare il Regolamento che regala la città alla malavita bancarellara.
Non vi dimenticate, per concludere, che in Italia e a Roma in particolare difficilmente gli incendi e i roghi, specie in aziende, industrie e società, sono casuali. Vi ricordate Pomezia qualche settimana fa? Un bell'incendione e poi si scopre che tre giorni dopo lì doveva andare una ispezione della commissione Ecomafie. Così, per dire. Sicuaramente è stato un caso, ma un caso strano. Non ci riferiamo al povero autodemolitore di Battistini che magari è gestito anche da gente onesta e incolpevole (ma erano 10 anni che doveva andarsene da lì!), ma al settore degli autodemolitori in generale. A proposito: sul comparto c'è una indagine della Procura che va avanti da anni. Speriamo ci dia una accelerata San Pignatone da Piazzale Clodio, perché se aspettiamo la politica...
Ma come si è arrivati a questa situazione? Come mai anche il semplice smaltimento delle autovetture da demolire, che in qualsiasi città d'Italia e d'Europa è una opportunità di ricchiezza, riciclo e lavoro, qui a Roma è diventata terreno fertile per imprenditori senza scrupoli, mafie, illegalità, tantissimo degrado e bombe ecologiche?
A Roma, iniziamo dal dire questo, gli operatori di questo settore sono circa cento. Avete letto bene. Un servizio come questo è svolto da cento realtà. Anzi secondo le ultime relazioni centodieci! Tutte diverse. Si ripete in questo settore il dramma romano - e solo romano! - che interessa altri settori strategici dell'economia e della vita civile. E pensare che qualcuno ritiene questa configurazione industriale ed economica, che non esiste da nessuna altra parte del mondo, perfino un pregio. La situazione è paragonabile a quella dei cartelloni pubblicitari che (così resterà a vita perché dopo Marino nessuno ha intenzione di sistemare questa faccenda, men che meno i 5 Stelle) in qualsiasi altra metropoli occidentale sono operati da due, tre, massimo quattro società e che invece a Roma vedono divorarsi il territorio centinaia di dittuncole una più assurda dell'altra, ciascuna coi suoi metodi, con le sue strategie, con i suoi cartelloni di forma e colore diverso dall'altro. Un mercato non gestibile, zero interlocutori per il Comune, difficoltà enorme di sanzionare e di correre dietro all'abusivismo. Con mercati configurati in questo modo neppure le autorità svizzere riuscirebbero a far fronte. Come i cartelloni, anche gli sfasci a Roma dovrebbero essere una attività industriale gestita da pochissime società professionali (possibilmente internazionali, con spalle larghe a livello finanziario) ben controllabili, con pochissimo interesse a violare le leggi, con dipendenti in regola, con grossi investimenti tecnologici e in ricerca che nessuna piccola società può fare.
A Roma non è così. Ne nessuno ha lavorato per fare in modo che la configurazione del mercato cambiasse negli anni obbligando gli operatori o a vendere o a accorparsi. Se puoi stare nell'illegalità, se puoi ammonticchiare le macchine le une sulle altre (noi siamo abituati signori, ma esiste solo a Roma!), se puoi avere stabilimenti che trattano rifiuti delicati e tossici nel bel mezzo di parchi naturali come accade a Via dell'Almone o a Centocelle (per tacere degli sfasci presenti addirittura sotto autostrade - cosa faremo quando prenderà fuoco quello sotto al viadotto della Roma-Fiumicino? E quelli lungo la Tangenziale Est?), se puoi evitare i controlli corrompendo, se puoi sversare abusivamente inquinando le falde, se hai una politica cittadina che preferisce andare avanti con le proroghe di sei mesi in sei mesi piuttosto che pianificare allora il mercato non cambierà mai. Allora imprenditori che dovunque sono stati spazzati via dal mercato qui continuano ad essere protagonisti (magari con la scusa che danno lavoro, che c'è la crisi, che le PMI sono l'ossatura dell'economia romana, ma per favore!) con quel pizzico di prepotenza e violenza (quando si parla di non prorogarli fanno irruzione nei dipartimenti a minacciare i dipendenti, senza farselo dire due volte) che a Roma è lo standard e che il malgoverno alimenta e in qualche modo legittima e contestualizza.
In tutto il mondo chi si occupa dello smaltimento delle auto demolite sono "aziende" chiamate a rispettare stringentissime normative ambientali. Da noi sono "sfasciacarrozze" avanzi di galera per lo più. E' chiara la differenza? E' chiaro a chi è in mano uno dei passaggi più importanti della filiera dei rifiuti a Roma?
Se tu, in definitiva, sei uno sfascio magari non abusivo ma para abusivo e devi smaltire 400 pneumatici cosa fai? Fai la filiera regolare con i costi del caso o ti accordi col capo rom del campo di fianco che la notte viene con un furgone a ritirare tutto e a incenerirlo nel suo campo? Ora avete capito gran parte dei motivi dei roghi tossici in città, tra l'altro. Rifiuti difficili da smaltire e da gestire, cavi mettallici, corrugati. Roma è la capitale della "maghina", gli sfasci lavorano a tutto vapore e sono tutti disposti a scendere a patti per abbattere i costi e speculare di più. E solo a Roma una azienda che smaltisce rifiuti si ritrova
Si parte ovviamente dagli anni post boom della motorizzazione. La città si riempie di vetture e nessuno pianifica un ciufolo. Siamo a Roma! Dopo qualche anno le vetture devono essere smaltite e chi aveva comprato la macchina negli anni Sessanta pian piano, nei Settanta, inizia a doverla rottamare. Quindi c'è da smaltire centinaia di migliaia di 126, di 500 e di poi di Uno, di Y10 e Renault 5. Alla fine degli anni '90 la Regione (la competenza è sua) abbozza un regolamento per venirne fuori individuando le aree dove queste autentiche bombe ecologiche, ormai circondate dalla città, dovrebbero spostarsi. Negli anni Duemila la proposta viene pubblicata: partono le proteste dei residenti delle aree di destinazione, si appongono vincoli, gli operatori armano le proteste, si costruisce sulle aree di destinazione e salta tutto. Durante gli anni di Alemanno, che te lo dico affà, non si fa una ceppa di nulla e si procede con le proroghe. Intanto il problema viene commissariato. Il commissario risolve qualcosa? No. Nel 2014 la responsabilità torna al Comune, Giunta Marino, l'assessora Estella Marino cerca di capire cosa sta succedendo, riprende in mano la questione, pianifica una strategia diversa per aggredire il problema: non più spostamenti di massa perché tanto questi, diciamo così, "imprenditori" saldano le loro proteste e non ti fanno muovere, bensì spostamenti singoli mirati dopo aver fatto una mappa della situazione ad oggi e dopo aver richiesto alla Regione una nuova pianificazione.
Ovviamente qualsiasi attività è ostacolata da una serie di elementi. In primis la caratura e la qualità dei dipendenti di Roma Capitale. Anche fare una mappatura degli fasci equivale alla complessità di uno sbarco su Marte. Sia perché i dipendenti sono totalmente incapaci (e le leggi italiane impediscono, chissà perché, di mandare a casa dipendenti incapaci per assumere gente in gamba), sia perché sono intimiditi dalla violenza degli operatori che non accettano il cambiamento, sia perché sono collusi e magari pure corrotti.
Alcuni operatori nel frattempo decidono di spostarsi da soli (lo possono fare) per andare in zone più adeguate e con strutture a norma. Ma incappano nella burocrazia e perdono l'investimento fatto. Il Comune ti dice che non sei a norma, non ti aiuta a spostarti quando decidi di farlo da solo, però ti riconosce un ruolo "di servizio" nella filiera dei rifiuti quindi proroga l'autorizzazione del tuo essere non a norma, ma impedisce che tu ti metti a norma in quel sito perché tanto è un sito da cui devi andar via anche se non riesci ad andartene. Quintessenza d'Italia: è pieno di cose che (non) funzionano così, a Roma praticamente tutte quelle cruciali che fanno il benessere e la ricchezza di un territorio e che invece da noi generano degrado e depressione.
Insomma riunioni, incontri, pianificazioni in fieri tra Regione e Comune finalmente ripartite ma poi nel 2015 l'esperienza della Giunta viene fatta finire da un notaio. Tutto a ramengo. "Se avremmo risolto interamente il problema in caso di durata regolare della intera consiliatura? Non posso affermarlo assolutamente" ci spiega con la consueta onestà intellettuale l'assessore all'ambiente di allora Estella Marino "risolto del tutto magari no, ma senz'altro stavamo chiudendo lo scandalo degli sfasci nelle zone vincolate e nei parchi! Per risolvere ci vogliono molti anni, ma i peggiori stavano decadendo era questione di settimane, ma prima siamo decaduti noi". Estella Marino non ci dice, ma lo aggiungiamo noi, che molti passi avanti vennero fatti grazie al fatto che l'assessore collaborò attivamente con Prefettura e Procura e così finalmente qualche dirigente che andava molto molto molto molto lento nel portare avanti le pratiche, si diede una svegliata... Ma ovviamente questo modo di lavorare, finalmente civile e orientato al servizio pubblico, non piaceva in città e la Giunta marziana venne fatta tornare da dov'era venuta.
Questa qui sopra è la lettera di passaggio di consegne di Estella Marino al Commissario Tronca. Notare prego il passaggio sulla ricettazione... Naturalmente Tronca cosa ti fece? Prorogò tutti gli sfasci. Da un anno poi i 5 Stelle. Il governo dei "ragazzi meravigliosi" che dovevano finalmente rivoluzionare le pratiche della vecchia politica non ha fatto nulla di nulla. In un anno! Ieri l'incendio a Battistini. Con la Sindaca a dire "risolveremo, faremo, vedremo, provvederemo". Nei due giorni precedenti il Consiglio Comunale pancia a terra per approvare il Regolamento che regala la città alla malavita bancarellara.
Non vi dimenticate, per concludere, che in Italia e a Roma in particolare difficilmente gli incendi e i roghi, specie in aziende, industrie e società, sono casuali. Vi ricordate Pomezia qualche settimana fa? Un bell'incendione e poi si scopre che tre giorni dopo lì doveva andare una ispezione della commissione Ecomafie. Così, per dire. Sicuaramente è stato un caso, ma un caso strano. Non ci riferiamo al povero autodemolitore di Battistini che magari è gestito anche da gente onesta e incolpevole (ma erano 10 anni che doveva andarsene da lì!), ma al settore degli autodemolitori in generale. A proposito: sul comparto c'è una indagine della Procura che va avanti da anni. Speriamo ci dia una accelerata San Pignatone da Piazzale Clodio, perché se aspettiamo la politica...