Ormai da due anni, ovvero da quando è diventato uno dei personaggi più in vista dell'amministrazione grillina, sottolineiamo lo squallore (squallore politico, beninteso, nulla di personale!) del personaggio Paolo Ferrara. Non è il solo chiaramente, compagni di squallore politico non gli mancano a partire da Andrea Coia, tuttavia la figura di Ferrara è particolarmente cruciale e dunque da tenere d'occhio.
In questi giorni vale la pena ritornarci sopra perché Ferrara è protagonista di una serie di cosette che meritano visibilità. Non ci soffermeremo dunque sulla sua storia e sul suo curriculum ne sulle mansioni che assolveva quando lavorava in Finanza, ma ci concentreremo sui fatti dell'ultima settimana.
L'ultima faccenda in ordine di tempo è stata la querelle sui taxi. Abbastanza strumentale a dire il vero. Ma comunque da segnalare anche guardandola in filigrana attraverso un episodio di qualche mese fa che riguarda l'auto blu di Ferrara stesso (qui). Nonostante la vettura di servizio, insomma, pare che Ferrara non disdegni l'utilizzo dei taxi a profusione al punto tale da far arrabbiare i suoi compagni di partito più propensi a usare mezzi propri (pagando di tasca loro) o mezzi pubblici.
Ma per una persona così politicamente dannosa per la città e per un amministratore così scadente il problema non sono certo 400 euro di taxi al mese sebbene contestatigli dal suo stesso Movimento, perché amministrando male i danni che si perpetrano alla città assommano a milioni e milioni, non a poche centinaia di euro che Ferrara ha già in passato dimostrato (vi ricordate la storia dei McBook?) di avere in non altissima considerazione quando si parla di denari pubblici...
Una faccenda clamorosa, di cui poco si è parlato, è passata ad esempio su Report pochi giorni fa. Si parlava di Ostia e del racket dei balneari. Secondo le ricostruzioni del programma di Rai 3 emergerebbe infatti che tra tutti i mille criminali del lungomuro di Ostia, i 5 Stelle in questi anni si siano accaniti con particolare dovizia solo contro Libera, l'unica associazione antimafia a gestire un pezzettino di spiaggia libera in mezzo alla mafietta dei balneari. Contro di quelli nessun esposto a quanto sostiene Report da parte dei 5 Stelle lidensi capeggiati da Ferrara, contro invece Libera il veleno puro e la bava alla bocca. Naturalmente il fatto che al posto di Libera la spiaggia sia stata poi assegnata ad un amico di Ferrara (che poi Ferrara, nel suo stile ormai noto, ha fatto finta di non conoscere) è un puro caso, come potete ben evincere dal micidiale filmato messo su da Report. Da vedere e rivedere e condividere a tappeto per capire a pieno il personaggio. Ma d'altro canto Ferrara non è nuovo a mettere le manine nelle faccende balneari di Ostia, solo oggi (oggi, 14 maggio!) su Repubblica ha ammesso di aver sbagliato tutto: i chioschi sono stati buttati giù per fare scena, ma non sono state neppure rimosse le macerie e ora non c'è tempo per farli ripartire. Hanno fatto casino - salvo poi arrivare ad ammettere l'errore - pur di dare addosso al lavoro straordinario di Alfonso Sabella. Risultato? La stagione balneare è compromessa, i chioschi non esistono più e così ne traggono vantaggio gli stabilimenti tradizionali. Sempre loro guarda un po'...
Una terza storia emersa in questi giorni riguarda una imbarazzante manifestazione sullo street food svoltasi questo finesettimana ad Ostia. Mentre il Municipio e il Comune massacrano i commercianti per fargli togliere i tavolini all'aperto - di fatto unica fonte di sostentamento per le aziende locali -, il X Municipio si è prodigato per assegnare il Pontile di Ostia ad una fantomatica organizzazione piemontese che apparecchia "festival internazionali" di street food. Il Pontile, per anni luogo di rappresentazioni teatrali e di inviti alla lettura con reading e presentazioni di libri, si è trasformato in un puzzolente antro di cottura di salsicce e di farcitura di panini con la porchetta. Intendiamoci: i mangiari di strada sono una cosa molto molto seria. Specie in Italia che è epicentro mondiale di questo genere di leccornie, da Palermo a Venezia. E specie a Roma, che con la sua storia del cibo di strada, dal supplì alla pizza a taglio per arrivare ai successi del contemporaneo trapizzino ha fatto scuola ed è una delle capitali mondiali. Ostia dovrebbe avere l'ambizione di essere un luogo di mare tra i più ambiti, eleganti, pregiati del mondo. Unica località balneare ad avere una grande capitale a portata di metropolitana. Per certi versi solo Barcellona o New York possono vantare un atout simile. Tutto si può fare ad Ostia, ma tutto ma deve essere fatto al massimo della qualità.
La rassegna di street food lo era? A giudicare dai commenti dei cittadini sui profili social no: "a parte un paio di camion, il resto erano panini da stadio" ha scritto più di qualcuno, mentre molti hanno lamentato disorganizzazione. In ogni caso non si è fatto il minimo lavoro di ricerca, non si è valorizzato lo steet food locale (potentissimo e ambitissimo nel mondo con nomi che stanno conquistando il pianeta), non c'era neppure mezzo soggetto di alta qualità, ci si è limitati a lasciare l'organizzazione ad una società torinese selezionata chissà come, che probabilmente offre un prodotto standard, senza infamia ne lode. Creando un pericolosissimo precedente in un'area delicata che dovrebbe essere sì concessa, ma solo ad eventi di eccellenza. I vendors dovevano essere 30, erano una decina. E di certo non hanno accresciuto la cultura gastronomica del pubblico. C'è stata una polemica micidiale nei giorni precedenti con l'opposizione sulle barricate e nei giorni di montaggio il Municipio si era dimenticato di autorizzare il passaggio degli orribili camion nell'area pedonale (!) così i vigili li stavano pure per multare. Insomma un caos, ma a dispetto del caos il nostro Paoletto cosa faceva? Esultava sui social come suo solito fregandosene di coprirsi di ridicolo. Perché per il suo elettorato di bocca particolarmente buona (sia politicamente che gastronomicamente), nulla è scadente e nulla è ridicolo.
Sia chiaro che non siamo qui a declinare un accanimento personale contro Ferrara, sia altrettanto chiaro che nel giorno in cui Ferrara diventerà un amministratore serio e all'altezza saremo i primi a sostenerlo, ma per ora non possiamo non sottolineare tutta la nostra vergogna e tutta la nostra umiliazione nel sapere una capitale occidentale in mano a personaggi che in un contesto normale non avrebbero la credibilità e l'autorevolezza neppure per amministrare un piccolo condominio.
In questi giorni vale la pena ritornarci sopra perché Ferrara è protagonista di una serie di cosette che meritano visibilità. Non ci soffermeremo dunque sulla sua storia e sul suo curriculum ne sulle mansioni che assolveva quando lavorava in Finanza, ma ci concentreremo sui fatti dell'ultima settimana.
L'ultima faccenda in ordine di tempo è stata la querelle sui taxi. Abbastanza strumentale a dire il vero. Ma comunque da segnalare anche guardandola in filigrana attraverso un episodio di qualche mese fa che riguarda l'auto blu di Ferrara stesso (qui). Nonostante la vettura di servizio, insomma, pare che Ferrara non disdegni l'utilizzo dei taxi a profusione al punto tale da far arrabbiare i suoi compagni di partito più propensi a usare mezzi propri (pagando di tasca loro) o mezzi pubblici.
Ma per una persona così politicamente dannosa per la città e per un amministratore così scadente il problema non sono certo 400 euro di taxi al mese sebbene contestatigli dal suo stesso Movimento, perché amministrando male i danni che si perpetrano alla città assommano a milioni e milioni, non a poche centinaia di euro che Ferrara ha già in passato dimostrato (vi ricordate la storia dei McBook?) di avere in non altissima considerazione quando si parla di denari pubblici...
Una faccenda clamorosa, di cui poco si è parlato, è passata ad esempio su Report pochi giorni fa. Si parlava di Ostia e del racket dei balneari. Secondo le ricostruzioni del programma di Rai 3 emergerebbe infatti che tra tutti i mille criminali del lungomuro di Ostia, i 5 Stelle in questi anni si siano accaniti con particolare dovizia solo contro Libera, l'unica associazione antimafia a gestire un pezzettino di spiaggia libera in mezzo alla mafietta dei balneari. Contro di quelli nessun esposto a quanto sostiene Report da parte dei 5 Stelle lidensi capeggiati da Ferrara, contro invece Libera il veleno puro e la bava alla bocca. Naturalmente il fatto che al posto di Libera la spiaggia sia stata poi assegnata ad un amico di Ferrara (che poi Ferrara, nel suo stile ormai noto, ha fatto finta di non conoscere) è un puro caso, come potete ben evincere dal micidiale filmato messo su da Report. Da vedere e rivedere e condividere a tappeto per capire a pieno il personaggio. Ma d'altro canto Ferrara non è nuovo a mettere le manine nelle faccende balneari di Ostia, solo oggi (oggi, 14 maggio!) su Repubblica ha ammesso di aver sbagliato tutto: i chioschi sono stati buttati giù per fare scena, ma non sono state neppure rimosse le macerie e ora non c'è tempo per farli ripartire. Hanno fatto casino - salvo poi arrivare ad ammettere l'errore - pur di dare addosso al lavoro straordinario di Alfonso Sabella. Risultato? La stagione balneare è compromessa, i chioschi non esistono più e così ne traggono vantaggio gli stabilimenti tradizionali. Sempre loro guarda un po'...
Una terza storia emersa in questi giorni riguarda una imbarazzante manifestazione sullo street food svoltasi questo finesettimana ad Ostia. Mentre il Municipio e il Comune massacrano i commercianti per fargli togliere i tavolini all'aperto - di fatto unica fonte di sostentamento per le aziende locali -, il X Municipio si è prodigato per assegnare il Pontile di Ostia ad una fantomatica organizzazione piemontese che apparecchia "festival internazionali" di street food. Il Pontile, per anni luogo di rappresentazioni teatrali e di inviti alla lettura con reading e presentazioni di libri, si è trasformato in un puzzolente antro di cottura di salsicce e di farcitura di panini con la porchetta. Intendiamoci: i mangiari di strada sono una cosa molto molto seria. Specie in Italia che è epicentro mondiale di questo genere di leccornie, da Palermo a Venezia. E specie a Roma, che con la sua storia del cibo di strada, dal supplì alla pizza a taglio per arrivare ai successi del contemporaneo trapizzino ha fatto scuola ed è una delle capitali mondiali. Ostia dovrebbe avere l'ambizione di essere un luogo di mare tra i più ambiti, eleganti, pregiati del mondo. Unica località balneare ad avere una grande capitale a portata di metropolitana. Per certi versi solo Barcellona o New York possono vantare un atout simile. Tutto si può fare ad Ostia, ma tutto ma deve essere fatto al massimo della qualità.
La rassegna di street food lo era? A giudicare dai commenti dei cittadini sui profili social no: "a parte un paio di camion, il resto erano panini da stadio" ha scritto più di qualcuno, mentre molti hanno lamentato disorganizzazione. In ogni caso non si è fatto il minimo lavoro di ricerca, non si è valorizzato lo steet food locale (potentissimo e ambitissimo nel mondo con nomi che stanno conquistando il pianeta), non c'era neppure mezzo soggetto di alta qualità, ci si è limitati a lasciare l'organizzazione ad una società torinese selezionata chissà come, che probabilmente offre un prodotto standard, senza infamia ne lode. Creando un pericolosissimo precedente in un'area delicata che dovrebbe essere sì concessa, ma solo ad eventi di eccellenza. I vendors dovevano essere 30, erano una decina. E di certo non hanno accresciuto la cultura gastronomica del pubblico. C'è stata una polemica micidiale nei giorni precedenti con l'opposizione sulle barricate e nei giorni di montaggio il Municipio si era dimenticato di autorizzare il passaggio degli orribili camion nell'area pedonale (!) così i vigili li stavano pure per multare. Insomma un caos, ma a dispetto del caos il nostro Paoletto cosa faceva? Esultava sui social come suo solito fregandosene di coprirsi di ridicolo. Perché per il suo elettorato di bocca particolarmente buona (sia politicamente che gastronomicamente), nulla è scadente e nulla è ridicolo.
Sia chiaro che non siamo qui a declinare un accanimento personale contro Ferrara, sia altrettanto chiaro che nel giorno in cui Ferrara diventerà un amministratore serio e all'altezza saremo i primi a sostenerlo, ma per ora non possiamo non sottolineare tutta la nostra vergogna e tutta la nostra umiliazione nel sapere una capitale occidentale in mano a personaggi che in un contesto normale non avrebbero la credibilità e l'autorevolezza neppure per amministrare un piccolo condominio.