Le città, insomma, sono complessi sistemi sociali, architettonici ed economici. Se dal punto di vista sociale la visione di chi amministra ancora non esiste, se dal punto di vista architettonico c'è da mettersi le mani nei capelli, la cosa che sorprende e allarma è l'approccio dal punto di vista economico della nuova amministrazione che da oggi, 29 agosto (le elezioni si sono svolte a maggio, ma fin da febbraio l'attuale classe dirigente era sicura al 100% di vincere), non ha più alcuna giustificazione nell'essere "appena arrivata". I Cinque Stelle al governo non solo non sembrano avere nessuna ansia, nessuna angoscia, nessuna cura nel favorire lo sviluppo e la crescita economica della città, non solo non sembrano avere nessuna idea alternativa (non ti piace come è cresciuta la città fino ad oggi? Giusto, ma quindi quale è la nuova ricetta per crescere ancora? O dobbiamo declinare?), ma si sono resi protagonisti di scelte concrete (atti, decisioni e norme - per le fare stronzate sesquipedali non vale la cantilena del "siamo appena arrivati dateci tempo") che se non saranno corrette porteranno ad un ulteriore impoverimento della città, ad un'ulteriore crescita delle diseguaglianze, ad un'ulteriore emigrazione dei migliori, ad un innalzamento ulteriore del tasso di disoccupazione.
L'amministrazione di Virginia Raggi non sembra minimamente preoccupata di rendere più povera la città con le sue scelte o comunque non sembra avere nessuna ansia per renderla più ricca, più serena, più aperta e fertile di opportunità, specialmente per gli ultimi.
![](http://library.vu.edu.pk/cgi-bin/nph-proxy.cgi/000100A/https/blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuFcUNc1JBuRPOn6K7p0DeU7KTyc5t3pvW6tiXxBg9dYEzPDOytw32u1XwBld3sv9fzSUxeiX4028iDCWTfcs8QHzNze8ZblGy5pidbVhqa4Idc0eEmuNoUwzkRZ4IfHP-0_SvwB-wSQs/s640/fiera-1.jpg)
Quando parliamo degli ultimi parliamo degli operai che costruiscono le nuove metropolitane e di coloro che le utilizzeranno per andare a lavoro una volta completate; gli ultimi sono le migliaia di carpentieri che edificheranno lo Stadio della Roma (progetto tenuto vergognosamente in ostaggio dall'amministrazione) e i commessi che lavoreranno nei negozi di cui sarà circondato; gli ultimi sono i tanti ragazzi delle periferie che con le Olimpiadi e solo con le Olimpiadi (ovvero con il miliardo e sette che il Comitato Olimpico Internazionale girerà alla città vincitrice per il 2024) potranno sperare di vedere restaurato il centro sportivo comunale vicino casa.
Una città che guarda alla crescita economica e che vive come una ossessione la creazione di opportunità non è una città "di destra" come una parte della webete base del Movimento 5 Stelle (abbiamo imparato quanti imbucati della peggiore sinistra sono riusciti ad infilarsi tra le fila grilline) potrebbe pensare, al contrario è una città che punta al riscatto finalmente possibile delle persone più ai margini e in difficoltà. In questa visione c'è tutto l'ipocrita paradosso italiano (il M5S non ha inventato nulla, ha solo eretto a esempio virtuoso il pensiero dell'italiano medio, ovvero l'esempio più retrivo di cittadinanza occidentale).
Entrando nello specifico, sempre tenuto presente il quadro di cui sopra, non possiamo esimerci dal parlare di nuovo (lo abbiamo fatto qui, con durezza) della Fiera di Roma.
Cosa è successo per tornarci su?
E' successo che il presidente del Consiglio Comunale e il Sindaco della città si sono recati giusto ieri alla nuova Fiera in occasione di un mega convegno di medici (uno di quei super eventi internazionali che sono la norma in tutte le grandi città occidentali e invece qui vengono vissuti con sorpresa e subbuglio, in maniera iper provinciale) e hanno consegnato alle agenzie e ai loro profili Facebook una serie di dichiarazioni del tutto sorprendenti sulla infrastruttura fieristica di Via Portuense. Vediamole:
- abbiamo fiducia nel nuovo management
- la fiera sta vivendo una vera rinascita
- la fiera è una Ferrari ferma in garage
- i nuovi vertici devono mantenere alto lo standard
- la fiera deve iniziare a correre per dare alla capitale il respiro internazionale che merita e competere nel settore fieristico con le maggiori capitali italiane (Milano) ed europee
Sembrano dichiarazioni di amministratori consapevoli e responsabili, gente che insomma sa alla perfezione quanto sia cruciale per una città collocata come Roma al centro del Mediterraneo avere un turismo congressuale qualificato ed un quartiere fieristico (ferma restando la centralità globale di Milano) peculiare e vivace. Magari migliore di quello attuale rispetto al quale (visti anche i commenti allucinati dei congressisti di questi giorni) ci sarebbe poco da esultare e parlare di rinascite.
Dunque come è possibile che gli atti e le dichiarazioni fino a ieri fossero state così diverse? La città è reduce (malconcia) infatti da una serie di prese di posizioni semplicemente forsennate adottate dall'assessore all'urbanistica Paolo Berdini e plaudite sia da Raggi che da De Vito, ma soprattutto da tutta la base. I tanti webeti osannanti quando Berdini dichiarò che l'ente fieristico romano era stato gestito male e dunque poteva anche fallire, come avranno preso il nuovo afflato di Raggi&De Vito evidentemente colpiti da un grande evento internazionale (magari non ne hanno mai frequentati in vita loro prima di buttarsi in politica)? Ma aspettiamo a ripercorrere le idiozie galattiche di Berdini restando a De Vito, un ragazzo in gamba ma ancora lungi dall'avere le idee chiare e lucide.
Lo stesso Marcello De Vito che ieri spiegava come la fiera poteva essere il grimaldello che ci permetteva di competere nel mondo e di correre come una Ferrari è quello che il 16 agosto (solo dodici giorni prima) raccontava sempre su Facebook che la fiera è una autentica "follia veltroniana". Testuale.
Allora, De Vito, delle due l'una: o la fiera è una follia (e deve giustamente fallire come dice Berdini) oppure, se ben gestita, è una opportunità: non puoi dichiarare in maniera diametralmente opposta sullo stesso argomento. Perché altrimenti significa che spari sciocchezze solo per fare sensazione e politica di serie b, come hanno sempre fatto i politici prima di te. Dove sta dunque il nuovo? Finirà che le persone rivaluteranno il vecchio, stai molto attento...
Ad ogni modo gli webeti che esultavano sotto la dichiarazione della "follia veltroniana" sono gli stessi che esultano sotto la dichiarazione della "Ferrari". Loro sono gli unici ad essere coerenti: fanno sempre la claque senza mai accendere il cervello.
Ma torniamo a Berdini e capiamo se può esistere una compatibilità tra le sue dichiarazioni e quelle rilasciate ieri da Presidente e Sindaco.
Berdini qualche settimana fa ha approvato, per pure questioni ideologiche e per biechi motivi politici d serie C (fare un dispetto alla Giunta precedente, sulla pelle dei romani), una delibera che rischia seriamete di pregiudicare per sempre il prosieguo delle attività della Fiera ipotecando anche la riqualificazione immobiliare - resa oggi antieconomica - del recinto sulla Colombo della ex Fiera. Una pazzia su tutti i livelli che però l'assessore ha giustificato con il fatto che la fiera è sempre stata mal gestita, è stata costruita su terreni paludosi e sta sprofondando sotto terra (servirebbe una Jeep più che una Ferrari, comunque sempre gruppo Fiat niente paura) e dunque può tranquillamente fallire e non è giusto salvarla con provvedimenti immobiliari che le permettano di avere artatamente ossigeno finanziario.
Un de profundis mai smentito, anzi come abbiamo visto il 16 agosto rilanciato, dagli stessi protagonisti di ieri. Ma non basta: cercando su YouTube non sono poche le performance di Berdini sulla nuova Fiera, sempre con il solito tono di superiorità, di scherno, sempre con la solita narrazione atta a ammaliare gli ignoranti. "L'unica cosa che ci fanno è un salone nautico" spiega Berdini in un filmato, "ma i miei amici costruttori (notare, "i miei amici", testuale, ndr) che vogliono comprare una imbarcazione vanno al Salone di Genova, mica vengono a Roma. Lo sanno tutti".
Secondo Berdini, insomma, nel suo stile più superficiale di un Mago Forrest che declama l'Inferno della Divina Commedia di Dante, la città di Roma "non è mai stata una città industriale e dunque non ha senso che abbia un quartiere fieristico perché non ha nulla da mostrarvi dentro".
Avere dei rappresentanti autorevoli e titolati della stessa forza di governo della principale città del paese che la pensano in maniera così diametralmente opposta su un tema così importante è un danno enorme per la città, per l'immagine che dà all'esterno, per gli investimenti che respinge. Non è accettabile prendersi gioco dell'economia della città perché, come abbiamo cercato di spiegare, questo significa prendersi gioco delle persone più in difficoltà, degli ultimi, degli emarginati (quelli veri, non chi occupa immobili per far politica e gestire il potere) che solo con una economia florida possono riscattarsi.