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Video. Alessandro Onorato e il discorso che ha demolito i 5 Stelle collusi coi bancarellari

4 novembre 2016
Della buffonata di ieri inscenata dal Movimento 5 Stelle riguardo agli ambulanti e alla direttiva Bolkestein hanno scritto in molti e tendenzialmente eviteremo di tornare sull'argomento. Ma a beneficio dei più distratti sintetizziamo: 
1. la Bolkestein è una direttiva europea che tutti i paesi devono attuare.
2. data la condizione disperata del commercio ambulante a Roma, la Bolkestein (ovvero la scadenza nel 2017 e la relativa riassegnazione delle licenze di commercio su area pubblica) è l'unica strada possibile per riformare un settore che è di per se allo stremo e che ha ridotto allo stremo tutto il commercio
3. il Comune non ha nessun potere su una normativa europea, al massimo qualcosina può fare il Governo ma comunque è molto tardi.
4. il Comune già sta lavorando con gli uffici e gli assessorati per i bandi, come prescrive la legge.

A fronte di questo quadro, il Consiglio ha deciso comunque - in totale assenza di Sindaco e Assessore - di approvare una mozione (mozione=carta straccia, intendiamoci. Non si tratta di un provvedimento, solo di un invito al sindaco a provare a fare qualcosa in una certa direzione) che chiede la proroga fino al 2020 delle licenze. Naturalmente non sarà neppure lontanamente possibile attuare questa richiesta ma non importa, gli eletti del Movimento 5 Stelle dovevano dimostrare vicinanza e solidarietà con i rumorosi gruppi di pressione degli ambulanti che erano accorsi in Aula ieri per controllare che tutto andasse, come poi è andato, per il verso giusto. 

L'approvazione della mozione rappresenta un punto bassissimo per una amministrazione che ogni giorno riposiziona l'asticella su un livello di vergogna politica che inizia ad essere senza precedenti. Il lordume operativo, l'opacità, l'atteggiamento costantemente mafioso, la idiozia, l'incapacità, la impreparazione, l'arroganza, la violenza, il tasso di ideologia che stiamo sperimentando in questi mesi trasforma in esperienze tutto sommato accettabili le precedenti, pur pessime, consiliature. 



Ci sarebbe molto da commentare su quanto si è ascoltato ieri in Aula Giulio Cesare, della ignobile alleanza tra Cinque Stelle e destra (ma il PD era sottobraccio anche lui, il voto contrario dei democrats è stato contestualizzato e gli eletti piddini, a partire da Orlando Corsetti, si sono ampiamente scusati con gli ambulanti prima di votare NO) fino ai contenuti imbarazzanti delle prese di posizione di Coia e compagni, lordume politico talmente fetido da aver portato il consigliere Enrico Stefàno, l'unico dotato di comprendonio nel gruppo consiliare grillino, a non partecipare ad un voto che resterà come un'onta sulla carriera politica di ciascuno. Ci sarebbe molto da commentare ma non lo faremo, ci stiamo zitti e vi facciamo ascoltare l'intervento in aula del consigliere Alessandro Onorato, l'unico che ieri ha atto opposizione contro il partito unico dei mutandari, dei bancarellari, dell'ambulantato che è di per se una cosa bella e una risorsa commerciale straordinaria, ma che nel contesto romano si è trasformato come tutti sanno in racket. 


Nel suo discorso Onorato tocca tutti i punti. Il consigliere riesce a portare in Aula, in circa 17 minuti di discorso (11 minuti di intervento in dichiarazione di voto e 6 minuti di precisazioni che vi invitiamo di ascoltare e riascoltare) qualcosa come 10 anni di battaglie di comitati, blogger, cittadini. Per una volta la città migliore, quella che ha lottato contro tutta la politica, si è sentita rappresentata in Campidoglio. Un fatto inedito. 

Quali sono i punti toccati dunque? La demagogia inutile della politica, la paura (paura fisica, talvolta) che la politica ha di certi gruppi di pressione aggressivi e violenti, la totale mancanza di trasparenza che favorisce i più organizzati, i più forti, i più dritti. E ancora la concentrazione delle concessioni (le vere multinazionali sono oggi titolari delle bancarelle, non domani dopo la Bolkestein: c'è un gruppo di bancarellari romani - ma i trust sono svariati - che fattura 25 milioni l'anno, altro che povere famiglie ridotte sul lastrico dalla concorrenza), lo sfruttamento e la schiavitù della manodopera straniera (zero posti di lavoro veri di famiglie italiane, tutte balle cui solo un personaggio come Coia può far finta di credere!), l'impossibilità di fare impresa a Roma in maniera onesta, la fuga dei capitali, la mortificazione delle idee, delle innovazioni, dei giovani in funzione della tutela delle rendite medievali, l'abisso dell'evasione fiscale, la moltiplicazione delle licenze, la chiusura delle migliaia di negozi a causa dell'ambulantato che rende ignobile anche solo una passeggiata, dall'Appia Nuova a Cola di Rienzo, l'assurda logica delle proroghe che ha ucciso piano piano la città di Roma, i costi risibili e ridicoli che pagano i banchi su suolo pubblico, la voluta uccisione dei mercati, la chiusura degli uffici comunali verso qualsiasi idea innovativa non proveniente dall'apparato dei miracolati e delle lobbies, l'umiliazione dei disabili con i marciapiedi dovunque occupati dalle bancarelle, la morte dei fiorai a Roma (a Roma il fioraio non esiste più, è solo bancarella). 
"A Roma conviene chiudere i negozi e mettersi a fare gli ambulanti". Questo è punto, il punto economico al di là di qualsiasi considerazione politica, tecnica, di corruzione, di collusione che si è palesata ieri in Aula. "C'è un diritto al lavoro, ma c'è anche un diritto alla legalità, alla trasparenza, al decoro e alla libera impresa" dice Onorato interrotto continuamente dai bancarellari in aula nel suo primo intervento.

La risposta di Coia non si fa attendere ed è patetica, raccapricciante, ributtante. Neppure un accenno ad entrare nel merito delle questioni, solo fuffa da peggior politica della Prima Repubblica. D'altronde come poteva Coia replicare nei contenuti quando le cose sostenute da Onorato erano assolutamente le stesse che lui per anni ha sostenuto da consigliere di opposizione del VII Municipio? Per qualche strano motivo poi Coia ha cambiato idea...
Nell'ultima parte del filmato le precisazioni di Onorato.

Il pubblico di bancarellari salutava ogni passaggio del M5S, della destra e anche del PD con applausi, cartelli e urla di giubilo ("cinque stelle tutta la vita"), lo stesso pubblico urlava "te sfonnamo" a Onorato (pensate un furfante che entra dentro al Consiglio Comunale di Berlino o di Vienna o di Londra e minaccia un consigliere eletto urlando, lo lascerebbero andar via così come niente fosse?). Il presidente dell'Aula, Marcello De Vito, gli ha detto "siete i benvenuti, ma togliete i cartelli". Bene così...

Perché Alfio Marchini candida il figlio di un arrestato per Mafia Capitale?

13 maggio 2016



Certo l'alleanza di ferro tra Alfio Marchini e Raffaele Fitto ("noi liberi dai partiti" e come no...) deve valer bene qualche rischio a quanto pare eh!? Fitto è stato il primo politico a intessere, in tempi non sospetti, rapporti con l'unico imprenditore costretto a girare di nascosto con la sua Ferrari non per motivi fiscali bensì elettorali. Per via di Fitto poi i rapporti si sono stretti con Luciano Ciocchetti, il vice della Polverini, già nella DC, nell'UDC di Casini, in Forza Italia e via così. E mediante Ciocchetti si sta ogni giorno di più intessendo la trama che punta alla rielezione di Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato nelle liste del "cuore" di Marchini. 


2013

Cozzoli e Barbato sono due consiglieri uscenti, nel senso che sedevano anche nel precedente Consiglio Comunale dove erano stati eletti nella lista "Cittadini x Alemanno" (sul serio eh!) e solo grazie alla loro firma dal celebre notaio la Giunta di Ignazio Marino è caduta. E così i due si sono ritrovati non solo in lista con Marchini, non solo iper pubblicizzati in città con manifesti e fior di cartelloni, ma anche primi in lista, subito dopo Alessandro Onorato, gli unici due a non seguire, chissà come mai, l'ordine alfabetico.


2016

Ma le stranezze fittiane in pancia alla candidatura di Marchini non sono finite qui e anzi la situazione se si scende dai candidati per il Comune a quelli per i Municipi peggiora anche un po' se è vero come è vero che al II Muncipio tra i candidati indicati da Ciocchetti c'è niente meno che Enrico Cola che poi altri non è che il figlio di Mario Cola, gentleman ai domiciliari per Mafia Capitale. 

Mario Cola chi era? Era il signore che, dipendente comunale, si accordava con Buzzi e Carminati per indicargli quali immobili (comunali!) potevano essere indicati da occupare ("intanto entrate e prendetevelo"). Così i due criminali si accaparravano gli edifici, ci impiantavano centri di accoglienza e incassavano. In alcune intercettazioni si vanta di aver dato alla cricca spazi di migliaia di mq a fronte di oneri che "non te ce paghi manco un box". Ovviamente Cola non si disturbava a gratis e, anzi, sollecitava Buzzi negli assegni trimestrali che egli versava alla moglie di Cola, facendo figurare un affitto in realtà sovrappagato.

Ora senz'altro le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, senz'altro Enrico è incensurato come pochi al mondo e onestissimo, senz'altro tutte queste accuse contro il padre si riveleranno delle grandi infamie e la magistratura dovrà ricredersi archiviando la posizione di Mario Cola, ma tuttavia era proprio necessario? Era proprio indispensabile? Come mai Marchini è riuscito a non far candidare nelle liste di Forza Italia Ilaria Tredicine e invece ha ceduto su Enrico Cola? Eppure entrambi sono incensurati e entrambi hanno solo dei parenti stretti coinvolti in Mafia Capitale. Però la Tredicine è stata trombata ancor prima di far le liste e Cola è passato e ora fa bella mostra di se sui manifesti elettorali puntando all'elezione. Forse Ilaria ha semplicemente scontato il cognome "Tredicine" senz'altro più scomodo? 

Al di là di tutto, una storia poco edificante come poco edificante è ogni storia che punta a far finta di nulla dopo tutto quel che è successo, che punta a non capire che in questa città certi atteggiamenti debbono finire per sempre. E con radicale risolutezza e intransigenza. 

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