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mercoledì 5 aprile 2017

Il Re Vittorio Emanuele II, la cioccolata Majani e il salame vikingo di Nonna Papera.

Il 2 maggio 1860 segnò una data molto importante nella cronaca bolognese di quei tempi. Il futuro primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II, durante un viaggio lungo tutta la penisola, accettò l'invito del Legato Pontificio di fermarsi nella città per ben quattro giorni. Bologna fu in fermento per tutto il mese precedente, impegnata ad organizzare un'accoglienza senza precedenti.


I quattro giorni furono ricordati con dovizia di particolari da Francesco Majani, un uomo molto potente nel panorama commerciale della città, il re della cioccolata. A quel tempo Francesco aveva già ceduto il passo al figlio Giuseppe, incaricato di preparare il buffet per Vittorio Emanuele II. Questo gli diede la possibilità di assaporare la soddisfazione di aver costruito qualcosa di molto importante e solido, destinato a rimanere in piedi per quasi un secolo e mezzo.
La storia di Francesco Majani comincia quando era ancora un ragazzo, rimasto orfano di padre, fu costretto a lasciare la scuola, essendo il primogenito, per diventare il capofamiglia. Andò "a bottega" per dare una mano alla madre, Teresa Menarini, imparando ben presto l'arte di commerciare e i segreti della preparazione delle paste dolci, nel laboratorio di Via D'Azeglio angolo Via Colombarina, a pochi passi da Piazza Maggiore, nel cuore della città. Il fiuto per gli affari del giovane Francesco, unito alla maestria della madre, conosciuta a Bologna come Teresina della roba dolce, contribuì a far crescere l'azienda che in pochi anni divenne una vera industria della pasticceria e del cioccolato.
Ma torniamo al 2 maggio 1860. Francesco, oramai a riposo, poté concedersi il lusso di godersi l'arrivo del futuro Re e del suo ingresso a San Petronio senza però fare prima un passaggio al Teatro Comunale per seguire da vicino i preparativi del sontuoso buffet che avrebbe fatto diventare famosa la famiglia Majani in tutta l'Italia.
Alle dieci di sera Vittorio Emanuele arrivò puntualissimo a teatro. salì sul palco reale accolto da acclamazioni e da un inno cantato da sessanta giovani donne. Il racconto di Francesco Majani è davvero delizioso: "Dopo questa cantata cominciarono le due orchestre a suonare per le danze, pocco doppo che fu cominciato il ballo, il Re col suo seguito venne giù a mescolarsi tra li altri girando per il teatro e si fermò per qualche tempo stando a vedere ballare e rivolse qualche discorso con due o tre delle nostre signore, forse a quelle che le andavano più a genio, fra le quale una certa Dalolio. Vi era un'altra orchestra per ballare anche nell'atrio, il quale a tutto apparato di velluto rosso con dei grandiosi specchi e di li si entrava nel gran Teatro che ra un vero incantesimo per la gran lumiere...".
In questo atrio erano state allestite due lunghe tavole a semicerchio, illuminate con splendidi candelabri e imbandite con "...ogni sorta di bomboneria e dolciari e si dispensavano gratuitamente  a tutti in generale gelati in pezzi di varie sorta, sorbetti e granite, bibite di varie qualità, caffè nero e caffè col latte e in ogni tavola vi erano dieci o dodici camerieri che mantenevano sempre pieni i cabarè di ogni sorta di gelati e bibite, altritanti camerieri erano al difuori per servire tutti quelli che si presentavano, che sempre vi fu la calca. Anche in fondo alla sala del Teatro dove sulla tavola più bella c'erano alzate di cristallo piene di dolci e bomboneria, per tutti li piatti e cabarè d'argento ripieni di dolciari, con un'alleganza sorprendente, con vari vasi d'argento fatte in diverse forme per il servizio dei tè e caffé...".
Questo banchetto pantagruelico fu l'inizio di una serie di banchetti molto importanti, in giro per tutta l'Italia. A Mantova, Firenze, Roma e Milano, alle feste nei palazzi di duca e principi, la pasticceria Majani non mancava mai.
Gli affari andavano molto bene, tanto che al negozio storico di Via de Carbonesi, si aggiunsero altri due caffé pasticceria sotto al Pavaglione e in Via Ugo Bassi, che diventarono il ritrovo alla moda della miglior società bolognese, intellettuali e politici.
Il successo definitivo dell'azienda Majani coincise con la fabbricazione della cioccolata in forma solida, una delle più famose specialità dell'azienda, la Scorza Majani. Questa specialità non veniva modellata come il cioccolatino o come la tavoletta, ma tagliata dai cilindri orizzontali di porfido dai quali usciva la caratteristica cioccolata simile alla scorza d'albero, una squisitezza che si scioglie in bocca e che ancora oggi è il fiore all'occhiello dell'azienda.
Nel 1911 nasce il famosissimo Cremino Fiat e nel 2000 il buonissimo tortellino ripieno, fondente, al latte e bianco.



Il mio primo libro di cucina, datato 1970, è stato l'indimenticabile Manuale di Nonna Papera. Ma quante ricette ho fatto quando ero piccola? E quanto me la sono passata? Se ancora oggi mi diverto a stare in cucina, lo devo a questo libro, ai pomeriggi passati a leggere le ricette, a copiare i disegni delle illustrazioni e a sognare sugli aneddoti storici che trovavo così interessanti.
Il salame vichingo è stato un must per non so quanti anni. Lo portavo ad ogni festa ed è sempre stato molto apprezzato. L'ho rifatto per la Giornata del Salame di cioccolato per il Nuovo Calendario del Cibo italiano targato Mtchallange, con qualche piccola modifica e con il cioccolato Majani.

Salame vichingo di Nonna Papera
...i Vichinghi sono presi dalla smania dei grandi viaggi, naturalmente via mare, anche per fare bella mostra delle loro navi carenate...una sola vela, quadrata e rossa, si innalzava sulla nave. Sulle fiancate esterne dello scafo, gli irrequieti guerrieri del nord appendevano i loro scudi a colori alternati: uno scudo giallo e uno scudo nero, uno scudo giallo e così via. Ridendo e scherzando i Vichinghi giunsero a saccheggiare nell'836 Londra, nell'845 Parigi e Amburgo. E sono stati questi scudi ad ispirare la ricetta di questo salame.



Ingredienti
due tuorli
due cucchiai di zucchero di canna
g 150 di burro 
due cucchiai di cacao amaro Majani
un bicchierino di curaçao
g 200 di biscotti speculoos (o biscotti secchi)
4 ovetti di cioccolato scorza Majani

Procedimento:
Sbattete insieme i tuorli e lo zucchero, fino a quando la crema si gonfia. Unite il burro dopo averlo fatto ammorbidire a temperatura ambiente e continuate a montare la crema. Aggiungete il cacao, il curaçao e gli ovetti di cioccolata tritati, mescolando fino ad amalgamare completamente gli ingredienti. Sminuzzate con le mani i biscotti e uniteli alla crema. 
Versate il composto ottenuto sulla carta da forno e modellatelo a forma di salame, chiudendolo bene alle estremità. Riponete il salame dolce in frigorifero per almeno 4 ore.
Togliete poi la carta forno, affettatelo e servitelo.







lunedì 13 marzo 2017

La labna e il cake con il suo latticello.

Mia madre, la più piccola di nove fratelli, quasi tutti maschi, di una famiglia maledettamente patriarcale e maschilista, nata in mezzo ai bombardamenti alla fine della seconda grande guerra, ha sempre detto, da che ho memoria, la prossima volta che nasco voglio nascere uomo. Da ragazza non capivo. La mia infanzia non era stata dura e faticosa come la sua, ma con il passare degli anni mi sono calata nei suoi panni e ho capito il motivo del suo desiderio. A quei tempi, nelle famiglie contadine era normale che gli uomini lavorassero nei campi e le donne si occupassero della casa. Ma non sempre questo accadeva in armonia. Mia madre non ha mai ricevuto una carezza dai suoi genitori, ma è sempre stata comandata a bacchetta, come una sorta di Cenerentola. La sua condizione era talmente mesta che quando, quattordicenne, ha conosciuto mio padre, un giovanotto molto più grande di lei, di buona famiglia e sempre con il sorriso tra le labbra, si è fatalmente innamorata e dopo pochi anni è convolata a nozze. Da quel momento la sua vita è cambiata, ma la sua infanzia l'ha segnata a tal punto da non riuscire a riconciliarsi fino in fondo con il genere maschile. Il ritornello, la prossima volta che nasco voglio nascere uomo, risuona quotidianamente tra le mura di casa.
Nonostante questo ho sempre pensato che nascere donna è bellissimo, proprio perché per noi tutto è più complicato rispetto a quello che devono passare gli uomini e la soddisfazione di essere sempre un passo avanti a loro è impagabile! 
Poi arrivano i cinquant'anni e questa certezza inizia a vacillare. Improvvisamente cominci ad invecchiare, il metabolismo smette completamente di funzionare, ti guardi allo specchio e non ti riconosci più. Ogni giorno un nuovo acciacco e se prima potevi mangiare anche i chiodi che non ingrassavi di un grammo, ora basta una sciocchezza e la bilancia s'impenna inesorabilmente. Se poi decidi di metterti a dieta e tentare di riprendere, anche solo vagamente, la forma che avevi un tempo, è come scalare la più ripida delle montagne, una fatica inimmaginabile e alla fine, il più delle volte, se ne esce perdenti. Mentre loro...gli uomini...continuano la loro vita, come se niente fosse. Si, forse qualche chilo lo prendono, ma poi bastano un po' di  corsette ai giardini, un calcetto con gli amici e eccoli li, di nuovo in forma.
Porca miseria Mamma, lo sai quanto mi costa pensare che hai sempre ragione tu! :))

Pace, tanto vale farsene una ragione e mettersi in testa che gli sgarri si pagano cari, che a una certa età l'alimentazione deve cambiare, che tanti cibi proprio te li devi dimenticare. Non è solo una questione di estetica, ma è soprattutto una questione di salute, di stare bene. Da quando sono ingrassata quei dieci chili, mi sento più stanca, se faccio due rampe di scale ho già il fiatone, a volte sono anche meno lucida. Insomma...bisogna cambiare, rimanere leggeri per stare meglio.



Adoro i formaggi, vivrei di quelli, ma, come tutti ben sappiamo, fanno parte di quei cibi che vanno assolutamente limitati, se non eliminati del tutto. Ma non si può proprio rinunciare a qualsiasi cosa - come diceva la mitica Sandra Mondaini? che vita grama, che grama vita...- , tanto vale allora ingegnarsi a trovare qualche escamotage.
Ho cominciato ha fare la labna. Già da tempo preparo in casa lo yogurt e il passo successivo non poteva essere che questo meraviglioso formaggio che si prepara in un minuto e che dà grandi soddisfazioni.
Serve un colino, un canovaccio di tela lavato solo con acqua e che non presenti residui di profumo di detersivo, uno spago e una ciotola alta. Servono anche 500 grammi di yogurt, magro o intero e un frigorifero.
Il procedimento è semplicissimo. Dovete coprire il colino con il canovaccio e appoggiarlo alla ciotola. Versate poi lo yogurt nel canovaccio e legatelo lento con uno spago. Riponete il tutto in frigorifero per circa sei ore. Io lo preparo alla sera e al mattino è pronto. Con questa quantità di yogurt ottengo circa 250 g di labna.


Potete utilizzarla come qualsiasi formaggio cremoso, sia in versione dolce che salata.
A me piace su un crostino di pane integrale con un filo d'olio toscano, una macinata di pepe fresco e qualche spezia a piacere, tipo la curcuma.


Oppure sempre spalmato sul pane integrale con qualche goccia di miele e una spolverata di cannella.


Potete utilizzarlo anche nel ripieno dei tortelli con le erbe, oppure aggiunto all'impasto di un polpettone, o unito a un poco di parmigiano grattugiato per farcire le verdure al forno, anche per fare una crema tipo mascarpone ma estremamente light. Insomma, sbizzarritevi come più vi piace!




Visto che sono per una cucina senza spreco, conservo il siero che si forma dalla colatura dello yogurt che per me è preziosissimo. Preparo i pancake integrali senza le uova (buonissimi!!!!), oppure lo utilizzo per sostituire l'acqua nell'impasto del pane o della piadina. Questa volta ho fatto un cake per la colazione. Buono, buono, buono, anzi di più, fantastico! Ho utilizzato le mie adorate farine integrali e di grani antichi e poco zucchero - cento grammi, ma la prossima volta ne metto ottanta - perché preferisco utilizzare le spezie per addolcire.

Cake di grano arso con latticello di labna

Ingredienti:
g 150 di farina 7 di Mulino Marino
g 60 di semola integrale
g 30 di grano arso miracolo (ne parlo qui)
g 100 di zucchero di canna
g 10 di lievito per dolci
g 100 di olio extravergine delicato
g 210 si latticello di labna
1 cucchiaio di cacao 
2 cucchiai di zenzero fresco grattugiato
la scorza di un limone bio
la scorza di un arancio bio



Procedimento:

In una ciotola, setacciate insieme le farine con il lievito e il cacao. Unite lo zucchero, lo zenzero grattugiato e le scorze di arancio e limone. Impastate velocemente con il latticello e l'olio, servendovi di un cucchiaio di legno.
Ungete bene una teglia da forno a cerniera di cm 20 e infarinarla con la semola. Versate il composto e cuocete in forno caldo a 170° per 40/45 minuti. Mi raccomando fate la prova dello stecchino! Sfornate e fate raffreddare il cake su di una gratella.

Questa volta non l'ho fatto, ma sapete come potete farcirla e diventa ancora più buona, magari la potete preparare per una cena con le amiche?
La tagliate a metà e la farcite con una farcia preparata con la labna unita ad un frullato di fragole fresche e poco zucchero di canna. Spolverate con poco zucchero a velo e voilà. Semplice ma buonissima! E di stagione!






lunedì 25 aprile 2016

Le peschine dolci romagnole

Questo è stato un mese campale per noi che partecipiamo alla sfida più bella del web, l'Mtchallenge. E' uscito il nostro quarto libro, Le torte salate edito da Gribaudo. Alessandra GennaroAn old fashioned lady la nostra Padrona di casa, è tornata da Singapore, dove vive da poco più di un anno, per girare in lungo e in largo tutta l'Italia a presentare questo quarto figlio in tante librerie Feltrinelli. Noi ancelle abbiamo fatto il possibile per aiutarla e per rendere indimenticabile ogni presentazione. A Bologna l'evento è stato organizzato alle Librerie Coop presso Eataly Bologna. Siamo riuscite a riempire la sala dell'Osteria al secondo piano e tante delle persone invitate, alla fine, si sono trattenute per una degustazione di tre torte salate che lo chef Esposito aveva scelto tra le 100 ricette pubblicate nel libro.


E' stato un grande successo. Il giorno dopo sono passata in libreria e le commesse mi hanno confermato il numero di copie vendute, molte ma davvero molte per una presentazione di un libro di cucina, tanto che la sera stessa sono andate esaurite e il libro era andato in ristampa. Lo stesso successo si è ripetuto in tutte le altre città del Tortatour (così abbiamo soprannominato la maratona delle presentazioni) a partire da Milano, passando attraverso Torino, Genova, Verona, Padova, la già citata Bologna, Firenze, Parma, Roma, Napoli, Catania e Cagliari.

Vi chiederete perché ogni nostro libro ha sempre un successo così eclatante. La risposta si racchiude semplicemente in un sentimento: la passione. La passione per la cucina che per noi è anche la gioia di partecipare ad un progetto che ha il solo scopo di condividere in armonia le proprie conoscenze, i propri ricordi e le proprie tradizioni.  Tutto questo si traduce in un lavoro intenso e capillare di ragazze stupende come  Flavia (Elisa Baker) di CuocicucidiciMaria Pia di La Apple Pie di Mary PieAnna Luisa e Fabio di Assaggi di ViaggioAnnalena di Acquaviva ScorreCaris di Cooking PlannerCristiana di Beuf à la modeFederica di La Blonde FemmeDani di Acqua e MentaFrancesca di Ricette e vignetteGiulia di AlterkitchenGiulietta di Se cucino....sorrido!Greta di Greta's cornerIlaria di SofficiMai di Il colore della curcumaMari di Lasagnapazza, che formano la redazione dell'MTChallage e tengono in piedi la SFIDA PIU' BELLA DEL WEB e che senza di loro tutto questo non potrebbe essere possibile. 

Vi ringrazio dal profondo del cuore.Da un paio di anni devo dare la precedenza al mio lavoro e il tempo che ho da dedicare alla cucina è davvero poco. Il vostro entusiasmo mi aiuta a tenere in piedi questo povero acciaccato blog e a darmi la forza di pubblicare almeno ogni mese un pezzetto di me. In questo momento posso davvero dare poco, ma cerco sempre e comunque di leggervi tutti e di partecipare alle iniziative che ci permettono di incontrarci dal vivo e abbracciarci. Per me questi sono i momenti più preziosi e importanti e che mi legano a voi.
Vi voglio bene. 

Le peschine dolci romagnole



Un tempo le donne romagnole ci sapevano fare davvero per accontentare i propri uomini! Si perchè questi dolci non sono biscotti per bambini o biscotti da colazione ma sono un biscotti da goduria allo stato puro, uno di quelli da utilizzare come esca per distogliere il proprio amato dalla Juve o da Valentino Rossi! Se ci fosse un sinonimo femminile si potrebbe utilizzare quello, perché di femmina si tratta. 

La ricetta di APRILE è..Gli ingredienti sono semplici, sono quelli che si hanno sempre in una casa romagnola, pochi ma buoni: farina, uova, zucchero, latte, burro e rosolio. La pasta è quella della brazadéla, la ciambella, e la crema è quella della domenica, un po' gialla e un po' nera.
E' chiaro che ogni famiglia ha la sua e questa è la mia.

Sinceramente era da un po' di tempo che non le facevo. Poi in questi giorni, mentre leggevo le incredibili creazioni che le mie amiche e amici sfidanti hanno preparato per la sfida del mese dell'MTChallange, e visto che la pasticceria non è di certo il mio forte, se non nel mangiarla, ho pensato che anche questa volta il mio contributo dovesse parlare di me e della mia terra.

La sfida del mese sono I biscotti e a proporla sono stati la Dani e Juri di Acqua e Menta. Vi rimando al loro post http://acquaementa.com/la-sfida-mtc-n-56/ per una lezione di pasticceria da grandi maestri.




Ingredienti per 40 peschine:

per la pasta:
gr. 500 di farina 0
gr. 150 di zucchero chiaro di canna
gr. 100 di burro
2 uova
scorza grattugiata di 1 limone non trattato
gr 16 di lievito per dolci + gr 5 di bicarbonato di sodio freschissimo

per la crema pasticcera:
4 rossi di uovo
gr. 160 di zucchero
gr. 60 di farina 0
mezzo litro di latte intero fresco
scorza  di limone
1 cucchiaio colmo di cacao Valrhona

per condire:
zucchero semolato e rosolio



Prepara la crema:
Metti a bollire il latte, tenendone indietro qualche cucchiaio.
Monta i rossi d'uovo con lo zucchero, fino ad ottenere una crema spumosa.
Aggiungi la farina setacciata e la scorza del limone, continuando a montare.
Unisci prima il latte freddo, poi il latte bollente,  porta la crema sul fuoco fino ad ebolizione, senza smettere di mescolare. Una volta cotta, aggiungi il cacao e cerca di amalgamarlo bene alla crema con l'aiuto della frusta. Fai raffreddare molto bene.

Prepara i biscotti:
Setaccia bene la farina con il lievito e il bicarbonato e mettila a fontana sul tagliere. Fai un buco al centro e riempilo con la scorza grattugiata del limone, le uova, lo zucchero e il burro a pezzetti. Impasta molto velocemente, come per fare una frolla. Se l'impasto risulta molto duro, aggiungi un poco di latte. Copri l'impasto con una ciotola e fai riposare una decina di minuti.
Accendi il forno a 180°.
Prendi l' impasto e forma delle semi sfere di circa 12/14 grammi e disponili sopra una teglia ricoperta di carta da forno.
Inforna per circa 15 minuti.
Metti i biscotti in una griglia a raffreddare.

Prepara le peschine:
Tutti i componenti devo essere freddi.
Prendi una tazza di rosolio e un piattino di zucchero.
Farcisci una metà sfera e spalmala di crema al cacao. Chiudi con l'altra metà. Passa la peschina prima nel rosolio e imbibiscila bene. Poi nello zucchero.
Servile nei pirottini di carta.
Conservali in frigorifero fino a mezz'ora prima di servirli.

Alla prossima.
Sabrina



venerdì 25 settembre 2015

Croissant sfogliato con confettura di rosa canina.

Non sarà un avventura...! Cantava Battisti.
E invece lo è stata, una splendida avventura! 
Parlo del tema dell'Mtchallenge di questo mese, il 50esimo, il giubileo festeggiato in modo superlativo con il croissant sfogliato di Luisa Jane Rusconi, dal blog Rise of the Sourdough Preacher


Parto subito dicendo che per me è stata la prima volta e che ero veramente curiosa di vedere cosa fossi in grado di produrre. Ho voluto seguire alla lettera, passo per passo, tutte le indicazioni di Luisa Jane, guardando e riguardando i video che ci ha consigliato, facendomi pure uno schema di battaglia e comprando la farina giusta, una 00 che in casa mia è bannata da tempo. Non ho ceduto sull'aceto che ho sostituito con quello di mele, ma che non credo sia influente.
Il percorso è stato arduo e tortuoso. Più volte ho pensato di soccombere (la sfoglia si stracciava e non riuscivo a stenderla sottile). Ho piagnuccolato on line con le ragazze dell'Mtc (che mi hanno sostenuta con grande affetto) ma alla fine il risultato c'è stato. 
I miei croissant non sono perfetti, ma hanno una bellissima sfogliatura e vederli crescere, lievitare, godere del profumo inebriante che sprigionano mentre sono nel forno, è stato fantastico!   
Che dire, un'altra esperienza esaltante e formativa che questa sfida mi regala ogni mese. 

Consiglio a chi non li ha mai provati di buttarsi a capofitto. 
Consiglio di consumarli con moderazione facendo leva sul proprio autocontrollo, poichè sono droga allo stato puro e se proprio non riuscite a resistere, vi ordino cento addominali fatti bene per ogni croissant mangiato!
La ricetta che vi riporterò è quella di Luisa Jane che riposto pari pari perchè è perfetta.


La farcia che ho abbinato ai miei croissant è una morbidissima e profumatissima 
Confettura di rosa canina
Ho vissuto per tanti anni in mezzo alla natura, circondata da cespugli di rosa canina che ho sempre adorato. E' uno dei primi fiori che sboccia in primavera, un fiore romantico, pieno di storia e le sue bacche rosse vermiglione (detti cinorrodi, botanicamente sono un falso frutto), restano sul ramo fino a tardo autunno. 
Proprio i cinorrodi sono toccasana per la salute. Il modo migliore è quello di consumarli freschi, appena raccolti, facendo attenzione a togliere i semini pelosi che hanno all'interno che possono irritare l'intestino. Sono ricchi di vitamina C, una vera bomba che però essendo termolabile svanisce con la cottura. La confettura quindi perde i poteri del frutto, ma resta comunque invariato l'apporto delle fibre e aiuta a sviluppare endorfine, indispensabili per il nostro benessere mentale, perchè è talmente buona che il sorriso arriva istantaneo al primo cucchiaino.


Ho utilizzato le bacche disidratate che potete trovare tranquillamente in qualsiasi erboristeria, seguendo sempre il metodo di Christine Ferber come mio solito.

gr. 70 di bacche disidratate di rosa canina
gr 700 di acqua
il succo di un limone
2 mele verdi
gr. 250 di zucchero di canna

Ho messo in infusione le bacche con l'acqua per due ore in una ciotola di vetro, fino a quando non si sono ammorbidite.
Ho tagliato a pezzetti le mele e le ho aggiunte alle bacche con lo zucchero e il succo di limone spremuto. Ho coperto con la pellicola e ho riposto in frigorifero a riposare per 12 ore.
Per due volte a distanza di 24 ore l'una dall'altra, ho separato, con l'aiuto di una ramina, la frutta dal liquido prodotto. Ho messo il succo a bollire per circa 10 minuti e l'ho versato bollente sulla frutta. Ho coperto con la pellicola la ciotola contenente frutta e succo ed ho riposto in frigorifero per altre 24 ore. 
Round finale: ho separato di nuovo la frutta dal succo e li ho messi a cuocere separatamente per 10 minuti. Trascorso questo tempo, ho riunito succo e polpa, ho rimesso sul fuoco per altri 15 minuti. Con il minipimer ho frullato fino a rendere la polpa una vellutata, ho messo la confettura bollente nei vasetti. Ho chiuso con i coperchi e girato immediatamente a testa in giù, sopra un tagliere di legno, lasciandoli così fino a completo raffreddamento ( di solito io li lascio una notte intera).
E voilà la confettura è pronta. 
Fidatevi che il metodo Ferber è sempre il migliore. E' più lungo raccontarlo che farlo, perchè in realtà i tempi di lavorazione sono veramente corti. 



Il croissant sfogliato
Come ho già detto, riporto di seguito pari pari il post di Luisa Jane.

Non gettatevi a capofitto sulla ricetta ma seguite tutti i consigli, video, spunti che vi darò qui e che dispenseremo man mano nei vari tips and tricks. Abbiate pazienza, sarà la vostra più grande alleata.
1. La farina. Deve essere di forza, pena lo strappo dell’impasto e la mancanza di alveolatura. Vivendo in Svizzera non ho molta dimestichezza con le farine italiane ma fortunatamente Maria Grazia è venuta in mio soccorso suggerendo che vi indirizzassi verso una W350 della Garofalo, che si trova facilmente sul mercato anche se la farina più ideale sarebbe una W300-330, reperibile online e un poco più costosa (io ho usato la 00 W300-330 Mulino Marino che potete trovare da Eataly)
2. Il burro. Deve essere di ottima qualità, so che in Italia va sotto il nome di burro bavarese, in quanto deve tenere il più possibile il calore e la lavorazione meccanica della sfogliatura. Inoltre il burro bavarese si presenta più grasso del burro italiano, che è ricco di acqua, in quanto in genere è ottenuto per centrifugazione dalla panna o dal latte intero.
3. La lavorazione dell’impasto. L’impasto va lavorato pochissimo, al punto che gli ingredienti sono ben amalgamati. Vietatissimo sviluppare la maglia glutinica in quanto con la sfogliatura l’impasto prenderà forza. Se partite con un impasto già molto teso finirà che alle prime pieghe si strapperà. Guardate fino alla nausea i video che vi propongo, soprattutto l’ultimo dove viene illustrato per bene il procedimento di stesura dell’impasto. Poco importa che voi non parliate inglese né francese, guardateli e carpite ogni informazione utile, ogni gesto. Me ne sarete grati!
– Vincent Talleu, un panettiere bravissimo e molto simpatico, spiega come fa i croissant
– Video francese di un portale femminile, femmeactuelle.fr, spiate per bene come stende l’impasto
– Altro video in francese, del portale enviedebienmanger.fr, osservate bene come fa le pieghe
4. La pazienza. È la vostra migliore alleata. Se avete l’impressione che l’impasto è difficile da stendere o che il burro inizia a scaldarsi troppo meglio fare qualche riposo in più in frigo, in modo da permettere all’impasto di rilassarsi e al contempo tenere il burro più compatto. Per questa operazione 20′-30′ sono più che sufficienti.
5. La formatura. Seguite passo passo le indicazioni dell’infografica, del video di envie de bien manger e seguite i nostri tips and tricks per la formatura perfetta. Non richiederò che ci siano i tre “scalini” laterali perché mi sono resa conto io stessa che è molto difficile ottenere un tale risultato in una cucina non professionale, ma mi aspetto una formatura armonica ed esteticamente gradevole.
6. L’alveolatura e la sfogliatura. I croissant devono presentarsi ben sviluppati, con gli strati della sfogliatura ben visibili e una discreta alveolatura. Insomma non saranno accettati impasti densi, che non presentano strati e che somigliano più ad un impasto brioche. Idem per gli impasti malcotti che trasudano burro. Il croissant perfetto deve avere un gusto bilanciato di burro e ungere solo leggermente la punta delle dita. Insomma la colazione deve essere un piacere e non deve fare partire la giornata con un sovraccarico di lavoro da parte del nostro stomaco, no?
La ricetta è stata pensata per chi lavora, ergo la pausa in frigo dei croissants già formati, e mi è tornata particolarmente utile durante il periodo di test visto che la sera era l’unico momento in cui le temperature calavano un minimo permettendomi una lavorazione dell’impasto un po’ meno difficoltosa. Sentitevi liberi di saltare lo step del riposo in frigo e di passare direttamente alla lievitazione finale.
Croissants
x circa 12 croissants
400 g farina 00, W300-330 meglio, se non possibile W350
220 ml latte
40 g burro ammorbidito a temperatura ambiente
30 g zucchero (io di canna)
4 g lievito di birra istantaneo
9 g sale
4 g aceto di vino bianco (io di mele)
200 g burro per sfogliatura

In una ciotola sciogliete lo zucchero ed il sale con il latte e l’aceto.
A parte setacciate la farina con il lievito di birra istantaneo.
Unite il burro, gli ingredienti liquidi a quelli secchi fino ad ottenere un impasto grezzo.
È importante che l’impasto non venga lavorato eccessivamente, in modo da evitare di sviluppare la maglia glutinica. Se ciò dovesse accadere vi ritrovereste con un impasto troppo forte che si strappa durante la fase della sfogliatura.Formate un quadrato e avvolgetelo in pellicola alimentare. Fate riposare il panetto in frigo per 6 ore e se notate che l’impasto lievita dopo un paio d’ore sgonfiate l’impasto.

Poco prima di tirare fuori l’impasto preparate il panetto di burro schiacciandolo tra due fogli di carta da forno come mostrato nei video. Rimettete il panetto di burro nel frigo mentre stendete l’impasto.
Stendete l’impasto a circa 6 mm di spessore facendo in modo che sia largo poco più del panetto di butto e alto due volte l’altezza dello stesso.
Mettete il burro su una metà e richiudetevi l’altro lembo sopra come nel video di envie de bien manger  e procedete con la piega a tre (a differenza di quanto mostrato nel video, dove viene fatta una piega a quattro).
Mi raccomando, siate pazienti e per la stesura dell’impasto fate esattamente come lui, soprattutto la cosa di schiacciare con il mattarello, perché così non rischierete di strapparlo.
Avvolgete l’impasto in pellicola alimentare e fate riposare in frigorifero circa mezz’ora.

Stendete il rettangolo, avendo cura che la piega sia alla vostra destra, tirandolo ad una lunghezza corrispondente a tre volte il lato corto e fate una piega a tre come mostrato nel video.
Avvolgete in pellicola alimentare e fate riposare in frigorifero circa mezz’ora. Ripetete la piega a tre e il riposo in frigo. Se fa eccessivamente caldo fate riposare 15′ in frigo e 15′ in freezer.

Fuori dal frigo dividete l’impasto in due e stendete le due porzioni ad una dimensione di 26 x 34 cm e uno spessore di circa 3-4 mm ciascuna. Il piano di lavoro deve essere infarinato a sufficienza, ma non esagerate!
Sbattete l’impasto sul piano di lavoro due volte, per favorire sfogliatura, dopodiché tagliate dei triangoli dalla base di 11 cm circa (io uso un coltello molto grande e affilato tipo da macellaio).
Fate riposare i triangoli per 20′ in frigo prima della formatura.

Fuori dal frigo stirate leggermente la punta dei triangoli, praticate una piccola incisione in mezzo alla loro base e arrotolate con delicatezza i lembi senza premere né stringere troppo l’impasto.
Se fate i croissant la sera per il mattino lasciateli lievitare sulla teglia per un’ora, coperti con pellicola alimentare, dopodiché metteteli in frigo per tutta la notte.
La mattina tirate i croissants fuori dal frigorifero almeno due ore prima della cottura, spennellateli con dell’uovo sbattuto e passato attraverso un colino a maglia fitta muovendo il pennello dal centro del croissant verso l’esterno per evitare che l’uovo faccia attaccare gli strati della sfoglia e copriteli con pellicola alimentare.
I croissant vanno lasciati lievitare a temperatura ambiente almeno due ore (con il caldo agostano, probabilmente in settembre saranno necessaire tre ore) e sono pronti quando tremano un po’ come un budino quando la teglia viene leggermente scossa (non esagerate, dopotutto non vorrete mica compromettere la lievitazione!).

Se volete cuocerli il giorno stesso disponete i croissant su una teglia da forno coperta con carta oleata, spennellateli l’uovo sbattuto, coprite con pellicola alimentare e lasciate lievitare a temperatura ambiente per circa 2-3 ore.
Prima di cuocere i croissant spennellateli nuovamente con l’uovo sbattuto.
Preriscaldate il forno a 220° C per 5′, cuocete per circa 10′ dopodiché abbassate la temperatura a 200°C e cuocete ulteriori 10′ o finché ben dorati.
Fuori dal forno fate raffreddare su una gratella.



martedì 28 aprile 2015

..e non è un dolce per tutti.



...o quanto meno non è un dolce per me. 
La difficoltà non è fare il pan di Spagna, ma è la fase di pasticceria creativa. 
Questo dolce l'avrò visto fare centinaia di volte da mia cognata, pasticcera provetta, con una facilità impressionante e sinceramente ho sempre creduto che fosse semplicissimo. 

Invece....

Invece i dischi di pan di Spagna li ho tagliati tutti storti. Potrebbe essere uno dei misteri di Kezzenger: ma perchè una volta tagliati, i dischi di pan di Spagna non combaciano più?????? 
La farcia è venuta poco densa.
Le noci le ho sminuzzate troppo.
Il sapore come sarà?
Ohi..gli ingredienti erano tutti di primissima qualità..non dovrebbe essere male.Ve lo dirò alla fine, Ora guadagno tempo scrivendo il post, mentre lei è in frigorifero a cercare di solidificarsi prima della stesura della panna finale. Si raddrizzerà anche? Dio come vorrei possedere un coppapasta gigante, in questo momento!

E voi direte, ma per quale assurdo motivo scrivi di questo dolce se ti sta venendo una ciofeca?
Ma perchè è la prova mensile dell'Mtchallenge no? What else?
Anche questo mese la prova è tostissima: Il pan di Spagna di Igino Massari.
La nostra Cooking Planner Caris ne ha fatto un imperdibile trattato, ricco di particolari e trucchi, non manca proprio nulla, dalla spiegazione dei diversi tipi di Pan di Spagna, alla descrizione degli ingredienti, dalle variazioni alle tecniche di cottura. E' un articolo degno delle più autorevoli pubblicazioni di pasticceria, da stampare e conservare con cura. Vi invito a farle visita subito! ..non proprio subito..non appena avrete finito di leggere Les Madeleines! :))

Seguendo i suoi consigli di Caris il Pan di Spagna è venuto perfetto. 
Ho scelto il metodo più semplice, il montato a freddo.
Panna, fragole, liquore all'arancia e noci sono gli ingredienti della farcia.


Pan di Spagna tradizionale a freddo (di Iginio Massari)



Ingredienti:
con queste quantità ne sono venute due piccole teglie di cm 18 (farcita solo una)

Uova intere 300 g (circa 6 uova bio piccole)
Zucchero di canna 200 g
Sale g 2
Limone grattugiato ½
Farina bianca 00 (W 150-170) 150 g
Fecola 50 g

Procedimento:

Lo zucchero di canna ha una grana grossa, quindi per far si che si sciolga bene durante la montatura delle uova, lo passo velocemente nel tritatutto fino a renderlo polvere.
Montare in una ciotola capiente con una frusta: uova intere, zucchero, sale limone per circa 10 minuti a media velocità. Setacciare due volte la farina bianca e la fecola e incorporare delicatamente a pioggia. Mettere in stampi imburrati e leggermente infarinati e cuocere a 170°-180° per circa 20-25 minuti per teglie alte 4-4,5 cm.
Tra tutti i consigli dati da Caris, quello della prova dell'impronta per vedere se la torta è cotta, mi è piaciuto molto. In pratica toccare con un dito la sommità del pan di Spagna e se resta l'impronta vuol dire che non è cotta.


Torta semifreddo alle fragole e noci



Ingredienti:
per una piccola teglia di cm 18

gr. 200 di fragole
gr. 150 di panna fresca
gr. 50 di gherigli di noci
2 cucchiai di zucchero di canna
qualche cucchiaio di elisir di arance (qui)

Procedimento:

Pulire le fragole e frullarle con lo zucchero.
Montare a neve fermissima la panna, dividerla in due ciotole. Metterne una in frigorifero mentre l'altra unirla al frullato di fragole.
Tritare finemente le noci.
Tagliare il pan di Spagna in tre dischi.
Bagnare il primo disco con un cucchiaio di elisir di arance e coprirlo con la panna con le fragole. 
Aggiungere il secondo disco, bagnarlo con  un cucchiaio di elisir di arance e coprirlo con la panna con le fragole.
Aggiungere il terzo disco, bagnarlo con  un cucchiaio di elisir di arance e coprirlo con la panna con le fragole.
Mettere in frigorifero a raffreddare per una mezz'ora.
Coprire poi la torta con la panna che abbiamo messo da parte e spolverizzare con la granella di noci.

Assaggiata.
Non male, davvero non male, della serie, brutta ma buona!
Alla prossima.
Sabrina




martedì 16 dicembre 2014

Dolci Regali, perchè non c'è due senza tre: il terzo libro dell'Mtchallage

Se bussate da tempo alla porta del Club dei Panificatori
– e nessuno vi apre –

Se alla parola “licoli” rispondete immediatamente “licolà”
– e restate pure male, se ridete da soli –

Se siete in cima alla lista dei serial killer del lievito madre

Questo libro è per Voi

Perché preparare i lievitati non è roba da iniziati.

E neppure una mission impossible.

Per cominciare, bastano poche nozioni di base.

Un po’ di allenamento sulla spianatoia

E qualche trucchetto, bisbigliato all’orecchio

Dopodiché, sfornare dolci soffici, gustosi e profumati

Sarà davvero alla portata di tutti



Dolci Regali è arrivato in tempo per deliziare il nostro Natale. 
Il terzo libro dell'Mtchallenge è ispirato alla sfida sul babà, ma non si limita a raccontare di questo gustosissimo dolce napoletano, ma parla di tutti quei lievitati che precedettero e seguirono l'invenzione di questo dolce. Le ricette sono infatti quelle degli impasti lievitati dolci, dalla Parisienne alla Saint Genix, dal Kougelhupf al Savarin, passando per ricette storiche ed inedite.

Dolci Regali non è un semplice libro sui dolci, è la fotografia di un'epoca, quella tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XIX, delle grandi monarchie nelle cui cucine prese forma la consapevolezza della nuova arte del pasticcere, grazie alla quale i dolci diventarono ben presto il simbolo del potere che i monarchi assoluti rappresentavano. Ecco allora arrivare dolci gonfi, “cresciuti”, che nelle loro forme alludono a tutte le manifestazioni del potere, sia quello terreno (le corone dei kugelhupf, dei babà, dei savarin, del Ferdinandkrapfen, del kringel e così via), sia quello sovrannaturale (le trecce che richiamano l'eternità e le forme a cupola, che alludono alla potenza generatrice).

“Regali”, quindi, significa anzitutto “dei re” anche se, a dire il vero, il libro racchiude anche un'ampia sezione dei dolci dei poveri: perché anche questi ultimi avevano escogitato altrettante ricette per poter godere, seppure in occasioni speciali e non tutti i giorni, di quel piacere del superfluo che, nel loro caso, prende il nome di krapfen, di graffe, di buchteln, di buns, di torta delle rose e di molte altre ricette, altrettanto gustose.

DOLCI REGALI
Collana “I libri dell'MTChallenge”
SAGEP Editori Genova
Prezzo di copertina: 18,00 euro
Foto Paolo Picciotto
Illustrazioni Mai Esteve
Editor: Fabrizio Fazzari
Impaginazione: Barbara Ottonello
in vendita in tutte le librerie, su Amazon e IBS.

Ad arricchire le ricette principali, troviamo una ricca selezione di bagne, sciroppi, creme e liquori, come incredibile contributo della Community dell'Mtchallange.

Le illustrazioni di Mai Esteve e le fotografie di Paolo Picciotto sono il valore aggiunto di questo splendido libro che lo fanno diventare prezioso oltre che regale.

 


A tenere le fila di tutto ciò c'è lei l'Ale, la nostra Ale, Alessandra Gennaro, donna capace di spremere una giornata fino a farla diventare di 48 ore e che con la sua intelligenza, sapienza, infinita cultura e innata simpatia, riesce a creare piccoli grandi capolavori e farci così sentire, tutti noi che vi partecipiamo, un po' speciali.

La casa editrice è sempre la SAGEP, piccola casa editrice che, al pari delle altre sta subendo la crisi del mercato editoriale: diversamente dalle altre, però, fronteggia quest'ultima senza cedere sul fronte della qualità delle sue pubblicazioni, della serietà e del grande rispetto per gli autori.

Questo pomeriggio alle ore 18,00,  nella splendida cornice del Caffé Cambi in vico Falamonica a Genova, ci sarà la presentazione ufficiale di Dolci Regali, con degustazione di vini e finger food dolci e salati. Il posto è chiccosissimo, piccolissimo e i posti limitati! 

Acquistando una copia di Dolci Regali, contribuirai alla creazione di borse di studio per i ragazzi di Piazza dei Mestieri, un progetto rivolto ai giovani oggetto della dispersione scolastica e che si propone di insegnare loro gli antichi mestieri di un tempo, in uno spazio che ricrea l'atmosfera di una vecchia piazza, con le botteghe di una volta- dal ciabattino, al sarto, al mastro birraio e, ovviamente, anche al cuoco. La Piazza dei Mestieri si ispira dichiaratamente a ricreare il clima delle piazze di una volta, dove persone, arti e mestieri si incontravano e, con un processo di osmosi culturale, si trasferivano vicendevolmente conoscenze e abilità: la centralità del progetto è ovviamente rivolta ai ragazzi che trovano in questa Piazza un punto di aggregazione che fonde i contenuti educativi con uno sguardo positivo e fiducioso nei confronti della realtà, derivato proprio dall'apprendimento al lavoro, dal modo di usare il proprio tempo libero alla valorizzazione dei propri talenti anche attraverso l’introduzione all'arte, alla musica e al gusto.

Un piccolo grande Regalo: il Ferdinandkrapfen



venerdì 28 novembre 2014

Un muffin...stupefacente!

Da Jammin' a Woman no cry, passando per Redemption song, One Love, I shot the sherif e ancora Get up stand up: Legend, un album che è  passato alla storia, come il suo autore Bob Marley.




Marley, simbolo del raggae giamaicano, era figlio di un uomo bianco e di una donna nera. Il padre abbandonò quasi subito la mamma di Bob che visse gli anni della sua infanzia da orfano. "Mio padre era... come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l'uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta".
Questa condizione ha segnato molto la sua vita e la sua cultura, regalandogli una sensibilità poetica fuori dal comune. Diceva "Mio padre era un bianco, mia madre nera, io sono in mezzo, io sono niente. Non ho mai avuto padre. Mai conosciuto. Mia madre ha fatto dei sacrifici per farmi studiare. Ma io non ho cultura. Soltanto ispirazione.

Appena ragazzo diventa rasta, conseguenza naturale della sua condizione di ragazzo emarginato. E' nel ghetto di Trenchtown, che il giovane Marley coltiva la sua ribellione ma non è ancora la musica lo strumento che potrà veicolarla. Lo diventerà la scoperta della musica rock provocatoria di Elvis Presley e il soul di Otis Redding, tanto da fargli decidere di costruirsi da solo una chitarra.

L'incontro con Peter Tosh e Neville Livingston costituisce la svolta della sua carriera e la sua musica entra in simbiosi con il popolo giamaicano. Costituisce con loro il gruppo dei Wailers, coloro che si lamentano, nome preso dalla Bibbia. "Ho preso il nome dalla Bibbia. Quasi in ogni pagina ci sono storie di persone che si lamentano. E poi, i bambini piangono sempre, come se reclamassero giustizia".
Questo e l'incontro con il fondatore della Records fa si che Bob Marley diventi il veicolo per trasportare il raggae nel mondo. La sua musica comincia a prendere le note del rock e del soul, ereditate dai suoi idoli, ma lo fa in modo delicato, senza snaturarla perchè il suo messaggio deve rimanere ben chiaro. Il reggae è uno stile che vuole condurre alla liberazione del corpo e dello spirito; è una musica impregnata, almeno per come l'ha concepita Marley, di un profondo misticismo.

La sua musica è fortemente dedicata al tema della lotta contro l'oppressione politica e razziale e all'invito all'unificazione dei popoli di colore come unico modo per raggiungere la libertà e l'uguaglianza. L'aspetto politico della sua vita è stato più importante di quello artistico. Marley divenne un leader politico, spirituale e religioso. Nel 1978 gli fu conferita, a nome di 500 milioni di africani, la medaglia della pace dalle Nazioni Unite. 

Nel 1980 ero una ragazzina. Ricordo che il mio moroso andò a vedere il concerto di Peter Tosh a Perugia e tornò esaltato. Erano momenti quelli in cui si viveva la musica in maniera viscerale. Non era sufficiente ascoltarla ovunque ma si doveva vivere dal vivo, si doveva guardare in faccia chi ci faceva vibrare.
Il suo destino è stato quello di tanti grandi geni. Morì giovanissimo a soli 36 anni, stroncato da un tumore, ma la sua musica, le sue parole sono ancora vive come non mai.

Io sono una pazza scatenata, senza vergogna e per questo ho registrato il ritornello di Redemption song e la dedico a chi mi legge e alla memoria di Bob Marley, sperando che non si rivolti nella tomba :))

Won't you help to sing
These songs of freedom? -
'Cause all I ever had:
Redemption songs -
All I ever had:
Redemption songs:
These songs of freedom,
Songs of freedom.



Il mio muffin non parte dal ricordo da questo memorabile pezzo, ma dall'ingrediente che è il suo cuore e lo riporta diretto alla musica di quel grande musicista che è stato Bob Marley.
La scorsa settimana passeggiando per il Choccoshow di Bologna, vengo attirata da una cioccolateria torinese che non espone i soliti martelli e attrezzi da falegname in cioccolata, ma una serie di tavolette fondenti bene impacchettate aromatizzate con le spezie più particolari. Mi colpiscono principalmente tre di queste, una al sale di Cervia, un'altra al cardamomo e per finire l'ultima ai semi di canapa con la foto della foglia di marijuana bella in mostra. Compro tutte e tre e comincio a pensare che voglio fare i muffin per l'Mtchallange proprio con quest'ultima e subito la associo a Bob Marley. Nella maggior parte delle immagini che lo ritraggono lui fuma marjuana. 

Dopo aver setacciato invano il salone del gusto di Torino in cerca della farina di grano arso, una nuova cara e dolce amica, Valentina Venuti di Non di solo pane - Impastando si impara durante una piacevolissima cena nel ristorante di fronte casa mia, mi parla del grano del miracolo. Lo coltiva Claudio Grossi nella sua azienda agricola a Lesignano dè Bagni in provincia di Parma. Il fatto che Claudio si definisca un agricoltore custode della biodiversità è per me una storia molto interessante, come quella del grano del miracolo.
Valentina mi ha promesso che mi porterà a conoscere questo signore e così poi racconterò tutto quello che imparerò da questo incontro. 
Per il momento posso solo dire che il giorno dopo ho chiamato Claudio e gli ho chiesto come potevo fare per avere la farina di grano arso. Lui, fantastico, mi ha detto che avrebbe macinato il grano la sera stessa e il mattino seguente mi avrebbe spedito la farina a Bologna. E così è stato.
Nel biglietto che accompagna la farina c'è scritto: 

Grano del Miracolo Arso
tostato ad aria calda. 
Nei tempi antichi le stoppie venivano bruciate 
per estirpare le malerbe e i residui delle ceneri 
era concime per la prossima cultura. 
Le spighe rimaste nel campo bruciate dal fuoco 
venivano raccolte dalla povera gente 
e i chicchi di grano arso venivano macinati e miscelati 
ed era un Pane Nero. 
Oggi noi lo utilizziamo raffinato per prodotti da forno.
Pane del grano miracolo, 
antica fragranza della natura.

Come posso spiegare il profumo che ha sprigionato questa fantastica farina quando ho aperto il sacchetto? 
La tostatura è evidente sia per il colore scuro della farina ma anche per il sentore che emana. Sembra orzo misto caffè ma lavorandola è farina. E' umida e anche questo si percepisce dall'odore. Va tagliata, non utilizzata pura perchè non ha glutine. 
L'ho utilizzata con una 1 della Petra e l'ho aromatizzata con una copiosa grattugiata di noce moscata, spezia tipica della Giamaica, per questo muffin stupefacente dedicato a Bob Marley che ho preparato per la sfida Mtchallange di questo mese, proposta dalla Francy, vincitrice della lasagna, di Burro e Zucchero.
Consiglio di andare a leggere con attenzione il post della Francy su i suoi muffin che ritengo una grande lezione di cucina.



Muffin di farina di grano arso profumata alla noce moscata, con cuore di fondente alla canapa




Ingredienti per 6 muffin:

gr. 75 di farina 1
gr. 75 di farina di grano arso miracolo
gr. 50 di  zucchero di canna demerara
1 uovo
mt. 50 di latte
gr. 50 di burro
gr. 5 di lievito
un pizzico di bicarbonato
un pizzico di sale alla vaniglia
un cucchiaio di rum
un copioso cucchiaino di noce moscata grattugiata al momento
12 quadretti di cioccolata fondente alla canapa

In una ciotola, lavorare lo zucchero con il burro a pomata, aggiungere l'uovo, il latte  ed il rum  amalgamando bene il tutto. In un'altra ciotola, setacciare le farine, insieme al lievito, al bicarbonato, al sale e alla noce moscata. Versare i liquidi nella ciotola contenente gli altri ingredienti, mescolare poco. L'impasto deve essere non troppo acsiutto ma neppure troppo morbido.. Mettere i pirottini nello stampo per muffins ed infornare a 180 gradi per circa 20 minuti.
Un profumo inebriante!