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mercoledì 7 dicembre 2016

Risotto ubriaco con mele caramellate e L'Istituto Tutela della Grappa del Trentino

- Gianfranco quali caratteristiche deve avere il bicchiere più adatto per degustare la grappa?
- La prima cosa da tenere in considerazione è il vetro che deve essere cristallino, privo di motivi decorativi, di scritte e disegni, per esaltare la trasparenza della grappa che si sta per degustare. Deve presentarsi sempre pulitissimo, privo di impronte, segni di usura, sgocciolature e, peggio ancora, di sbeccature. 
La Trentino Grappa si serve nel calice a forma di tulipano alto 16 centimetri, con un’apertura di 4,5 alla bocca e di 6 al panciotto.
Il panciotto diventa un autentico concentratore di aromi perché fa si che l'alcool del distillato non ne copra gli eleganti profumi. L'imboccatura stretta permette da diffusione di questi profumi e li convoglia verso il naso, dal momento che si sorseggia la grappa.
- Quale è il modo corretto per degustare la grappa?
- Versane una piccola quantità, fino a coprire metà del panciotto. Avvicina il collo del bicchiere al naso e annusane il profumo che sprigiona. Prendine un piccolo sorso e muovilo in bocca, come a masticarlo, contando fino a dieci e poi lo inghiotti. Sentirai che ti rimane solo l'aroma intenso e inebriante che contraddistingue il vitigno da cui deriva la grappa che stai degustando. E' la quantità giusta per godere di un piccolo momento di piacere che, se limitata a questo, si può ripetere anche ogni giorno.
Bere grappa non è un vizio, è un appagamento, un dono che si fa al proprio palato e alla propria mente.
- Quali sono i colori e i sapori della grappa?-Le grappe giovani sono sempre incolori. Quelle invecchiate hanno una tonalità di colore che varia dal paglierino appena percettibile, all’ambrato carico.Denominatore comune è la limpidezza. Possono essere di sapore dolce o amaro, ma il gusto deve essere assolutamente discreto. Il massimo vertice è rappresentato da una grappa che arriva in bocca e poi in gola senza violenza alcuna e si esprime in una piacevole sensazione di calore per poi finire incorporea in successive nuvole d’aroma. Sarà per questo che sempre più donne si avvicinano al mondo della grappa.



A rispondere alle mie domande, durante una piacevolissima cena a Trento qualche settimana fa, è stato Gianfranco Chiomento, segretario dell'Istituto della Tutela della Grappa del Trentino, giornalista di mestiere ma anche appassionato e fine conoscitore di questo nobile distillato. Presenti alla cena anche il vicepresidente Stefano Marzadro e il consigliere Luigi Cappelletti.
Ma come mai mi sono trovata a questa cena? Assieme ad altri tre soci Aifb, sono stata invitata dall'Istituto a due giorni di full immersion nel mondo della grappa.
Siamo partiti da San Michele all'Adige, dove abbiamo visitato la Fondazione Mach, ma di questo ve ne parlerò in un altro momento, perché merita un'attenzione particolare.
Oggi voglio concentrami sul lavoro attento e scrupoloso dell'Istituto, che ha fatto della Grappa del Trentino un'eccellenza italiana.
L'Istituto, nato nel 1960 da un'intuizione di cinque distillatori, Bertagnolli, Pisoni, Sebastiani, Segnana e Bassetti,  è un consorzio di 27 soci che rappresentano la quasi totalita' della produzione di grappa trentina.
I produttori hanno l'obbligo di utilizzare solo vinacce prodotte da uva trentina. E' stato creato un marchio che serve a qualificare le vinacce. In questo modo il consumatore ha la garanzia di qualità certificata. I distillatori devo seguire un disciplinare messo a punto negli anni dai soci stessi sotto la vigilanza dell'Istituto, il quale si opera anche a  promuove a livello locale e nazionale iniziative e studi atti a favorire il perfezionamento della produzione e l'incremento del consumo di Grappa trentina in Italia e all'estero.
Il disciplinare dice che quando il distillatore ha pronta la propria grappa per essere imbottigliata, deve prelevarne quattro campioni e portarli al Laboratorio d'analisi dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige per l'esame chimico. Se la Grappa rientra nei parametri chimici stabiliti, uno dei quattro campioni viene inviato alla Camera di Commercio I.A.A. di Trento, presso la quale, ogni quindici giorni, si riunisce un'apposita Commissione deputata al controllo organolettico. In questa sede si decide se la grappa è idonea ad ottenere il marchio.

La splendida cornice di Palazzo Roccabruna è la sede più rappresentativa dell'Istituto, poiché ospita l'Enoteca provinciale di Trento, punto di riferimento per tutti coloro che intendono approfondire gli aspetti eno-gastronomici e artigianali più autentici del Trentino. L'enoteca è aperta al pubblico nei fine settimana e propone menù di degustazione di prodotti tipici, accompagnati dal Trento Doc, le bollicine metodo classico, altra eccellenza trentina e, nel finire, dalla Grappa. Tante sono le iniziative promosse, come ad esempio il Sabato con il produttore, serata eno-gastronomica dove si ha la possibilità di approfondire la conoscenza del prodotto oltre che a degustarlo.
In questo periodo dell'anno tutti  week end sono dedicati all'evento Trentodoc: Bollicine sulla città e Treno si anima con i suoi suggestivi mercatini di Natale.

Dopo tanti anni sono tornata ad apprezzare questo magnifico distillato. Dopo la mia visita a Trento ne capisco di più il valore, ma soprattutto ora so cosa e come devo bere. E' un lavoro attento, meticoloso, faticoso, che solo la passione può trasformare in un'esplosione di profumi e aromi.
Ringrazio l'Aifb che mi ha permesso di partecipare a questa bella avventura, l'Istituto con i suoi rappresentanti, ospiti squisiti e generosi, Alessandro Maurilli, organizzatore di rara gentilezza e disponibilità e gli amici Cinzia Martellini Cortella, Marina Bogdanovic e Fabio Campetti, per avere condiviso con me questi due giorni ricchi di profumi e bollicine.

La grappa non è solo buona da bere, ma anche da mangiare. Tanti piatti si possono cucinare.
Ho pensato ad un piatto caldo e ricco, un comford food per le giornate fredde d'inverno, arricchito con i sapori tipici del Trentino.

Risotto ubriaco con mele caramellate


Ingredienti per 4 persone:

per il brodo di mele:
la buccia di 4/5 mele del Trentino, possibilmente non trattate
la parte verde di 1 porro 
2 chiodi di garofano
qualche gambo di prezzemolo
sale marino integrale
due litri di acqua

per il risotto:
g. 280 di riso Carnaroli
la parte bianca di un porro
una noce di burro
g.150 di formaggio fresco di mucca tipico trentino (Latteria San Biagio)
g.150 di Valtellina Casera dop
1 dl di grappa trentina di Gewurztraminer
1 mela del Trentino
un cucchiaio scarso di zucchero di canna
un mezzo cucchiaino di burro
una presa di sale
pepe macinato al momento 

Mettere la buccia delle mele, ben lavata e asciugata, in una teglia su carta da forno e passarle in forno a 150 gradi per circa mezz'ora. Si devono asciugare e tostare leggermente, ma fare attenzione a non bruciarle.
Una volta pronte, trasferire le bucce in una pentola con due litri di acqua, il gambo verde di un porro steccato con due chiodi di garofano e qualche gambo di prezzemolo. Portare a bollore e cuocere per circa un'ora a fuoco basso. Aggiustare di sale. Risulterà un brodo di colore ambrato e molto aromatico.

In una casseruola di ghisa o di terracotta mettere a soffriggere la parte bianca del porro, tagliata a dadini, con una noce di burro. Salare leggermente. Aggiungere il riso e tostare. Sfumare con la grappa e fare evaporare l'alcool. Bagnare costantemente con il brodo caldo fino a cottura. 

Nel frattempo tagliare a dadini una mela e metterla a soffriggere a fiamma alta in una piccola padella antiaderente. Dopo un minuto aggiungere lo zucchero. caramellare mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Salare leggermente. Sfumare con un filo di grappa e tenere in caldo. La mela non deve disfarsi, ma rimanere croccante. 

Quando il riso è cotto, mantecarlo con i due formaggi tagliati a dadini. 
Impiattare il risotto, mettendo al centro i dadini di mela caramellata e finire con una macinata di pepe.

   
Per gioco è nata una piccola gara "Gioca in cucina con la grappa trentina"
Ecco le altre tre ricette in gara:
Cinzia Martellini Cortella: Insalata agrodolce con petto d’anatra alla Nosiola
Marina Bogdanovic: Torta di pane all'arancia e alla grappa di Cabernet
Fabio Campetti: Polpo croccante alla grappa di Teroldego con crema di topinambur al puzzone di Moena

lunedì 16 dicembre 2013

Rovesciata (o...ribaltata???) sono più buona!



Ma...davvero mancano solo nove giorni al Natale?

Il tempo passa così velocemente e non riesco mai a godere come vorrei del periodo dell'anno che preferisco che è quello che precede il Natale. Per il mio lavoro è un momento molto impegnativo e non mi lascia il tempo per fare tanto altro. Poi quest'anno devo anche prendere decisioni professionali importanti e definitive e sono ancora più scombussolata (o...ribaltata???) del normale.

Ieri però ho voluto staccare e concedermi un pomeriggio di relax. 
Ho deciso di fare un giro a Modena e immergermi nell'atmosfera di questa bellissima città, alla ricerca di un po' di spirito natalizio.
L'ho trovato passeggiando per le strade del centro finemente illuminate e allietate dalle musiche natalizie diffuse dai dehor degli eleganti cafè. 


L'ho trovando entrando nel Duomo, bello e suggestivo da togliere il fiato, una delle più importanti costruzioni romaniche in Italia, per la sua bellezza riconosciuto dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità. 
Nelle domeniche che precedono il Natale, la Cappella musicale del Duomo ospita una serie di concerti pomeridiani, preludio alla preghiera dei Secondi Vespri e ieri sono arrivata proprio mentre il soprano Martha Banks stava intonando arie di Schubert, regalando, a me e alle tante persone che in quel momento hanno avuto il privilegio di ascoltarla, un'atmosfera unica.

Ho trovato lo spirito natalizio entrando per puro caso in una piccolissima pasticceria, La Torteria di Tamara, che sembra un posto di altri tempi, dove la proprietaria Tamara è una deliziosa signora curatissima che offre le sue leccornie con simpatia e candore. Qui si trovano le torte della tradizione modenese, i piccoli panettoni, i classici biscotti natalizi e le scorze d'arancio più buone del mondo. Io e il mio compagno ne siamo rimasti affascinati, non volevamo più andare via. 



L'ho trovato concedendomi una cena di puro comfort food, realizzato con grande maestria, a Lo Stallo del pomodoro, antica osteria slow food dove amo andare ogni volta che vado a Modena.

Un pomeriggio così, fatto di piccole grandi cose, mi ha rimessa a nuovo e anche se sono ancora un po' rovesciata come una delle mie torte preferite, sto finalmente cominciando ad assaporare questo Natale e ho deciso che per un paio di settimane, le grandi decisioni possono aspettare.

Per la mia Tatin di mele questa volta ho utilizzato un impasto tipo quattro quarti, con la semola Senatore Cappelli che è di una bontà infinita, alla quale ho aggiunto un po' di farina di mandorle che ha dato un tocco in più a questa torta che è sempre favolosa.

Torta di mele rovesciata



per uno stampo da crostata di cm 26:

4 mele renette di media grandezza
gr. 100 di semola rimacinata Senatore Cappelli
gr. 70 di burro di centrifuga
gr. 70 di zucchero di canna
gr. 35 di mandorle
due uova bio 
la scorza di mezzo limone
un cucchiaino di lievito per dolci
un bicchierino di elisir d'arance
cannella in polvere 
3 cucchiai di zucchero di canna per il caramello

                              


Caramellare lo stampo con lo zucchero e un piccolo pezzetto di burro.
Tagliare le mele a fettine e disporle nello stampo. 
Montare il burro, a temperatura ambiente, con lo zucchero fino a renderlo bello spumoso. Aggiungere un uovo per volta continuando a montare. Unire la scorza del limone grattugiata e l'elisir d'arance (ricetta qui)
Tritare le mandorle fino a renderle farina. Aggiungerle alla semola setacciata con il lievito.
Unire le farine a poco a poco all'impasto.
Spolverizzare le mele con cannella in polvere a piacere e versare sopra l'impasto.
Cuocere in forno caldo a 170° per 25 minuti.

Buon inizio settimana a tutti.




sabato 4 febbraio 2012

Sorbole che nevicatona! Torta di mele caramellate.

Non ho memoria, veramente non ho memoria di una nevicata del genere! Siamo a quota 80cm in centro a Bologna! Penso sia un record! E in Romagna sta veramente esagerando, le mie amiche di Forlì mi dicono che ha raggiunto il metro e mezzo, si sono rassegnate a cercare di tenere libero l'ingresso di casa piuttosto che liberare l'auto. Insomma, sommersi, siamo sommersi da un manto bianco che fa divertire i bambini e impazzire gli adulti!
Pubblico di seguito un video per ricordarmi di questo evento straordinario. E' stato girato dall'autore mercoledì...primo giorno di nevicata, da allora ne è caduta altrettanta. LA NEVICATONA.



La torta di mele è un comfort food tipico di queste giornate così fredde. Nella blogsfera e nel web in generale ne sono passate tantissime. Propongo questa, semplicissima, per chi non ha ancora trovato la sua preferita o è indeciso su quale scegliere. Finora la mia preferita era la Tatin, ma ora...questa a mio avviso è guduriosa, ne mangerei in continuazione. Provare per credere.

Torta di mele caramellate.

torta-di-mele-caramellate


Ingredienti:


125 gr. farina
60 gr. burro + quello che serve per imburrare la teglia
50 gr. zucchero +  50 gr. per il caramello
1 uovo
200 ml latte
1/2  bustina vanillina
1/4 bustina lievito vanigliato
2 mele renette

Sbucciare le mele e tagliarle a piccoli pezzetti. Mettere 50 gr. di zucchero nella padella con due cucchiai di acqua e fare il caramello, quando lo zucchero sarà colorito aggiungere le mele e mescolare lasciandole caramellare per qualche minuto. Toglierle dal fuoco e lasciarle raffreddare.
Sbattere l'uovo con lo zucchero, aggiungere il latte,  la farina ed il burro ammorbidito, la vanillina  e per ultimo il lievito.
Aggiungere all'impasto le mele caramellate.
Imburrare copiosamente una teglia di cm 28 e versare l'impasto che risulterà uno strato molto sottile.
Cuocere in forno preriscaldato per 25' a 180°.

Buon we a tutti.
Sabrina

martedì 18 ottobre 2011

Torta di farina di riso con nocciole e pere cotogne caramellate.

- Pronto babbo come stai? Tutto bene? Sei in campagna?- Ai ho mel a una mé, ma a stag bé. A so infaffarè, sa vot? Ai ho furia, u i è tu mè cl'ha i bastird a ca e l'ha da preparè da magnè. (Ho male ad una mano, ma sto bene. Sono indaffarato, cosa vuoi? Ho fretta, c'è tua madre che ha i bambini a casa - alias i miei nipotini - e deve preparare il pranzo.)- Sorbole babbo, mi fai venire un'ansia che la metà basta. Non c'è una volta che ti chiamo e tu sia rilassato e in pace. Comunque, cos'hai fatto alla mano? No no nulla, lascia perdere, hai fretta, faccio presto. A che punto sono le pere cotogne? Le hai già raccolte tutte e regalate all'intero parentado e vicinato?- Agl'è caschedi totti par tera, sta li vo, ta li ven a to. prest però. (Son cadute tutte per terra, se le vuoi, vieni a raccoglierle, presto però).- Va bene babbo, vengo domani. Hai nient'altro di buono nell'orto? - No un gnè niente, tota roba znina. L'è ancora prest. (No non c'è nulla, è ancora tutto acerbo, è presto).- Va bene. Allora rimaniamo d'accordo così. Magari se hai qualche uova....- Se se...ciaoo.- Ciao babbo..

Questa è una tipica telefonata tra me e mio padre. Lui ha perennemente fretta. E' in pensione da 20 anni, ma non c'è verso, non ha mai un minuto libero. O almeno..è quello che vuole fare intendere, perché da buon leoncino, la sua libertà è sacra. Del resto ha 81 anni, è in forma smagliante, ancora pieno di interessi,  il biliardo, l'orto, i miei nipotini, si vede ancora con i commilitoni, gli amici del servizio militare ed è una cosa bellissima. Fa ancora il vino con la sua uva, mischia sangiovese con il trebbiano, pigia con i piedi come una volta, una cosa imbevibile, l'aceto è mille volte meglio, ma per lui è la cosa più buona al mondo!
Fa tanto il burbero ma mi richiama sempre sempre dopo un'ora, dicendomi che le pere le ha raccolte lui, ha trovato anche qualche pomodoro superstite e un paio di melanzane ( ma son proprio le ultime eh!). Ci sono pure un paio di finocchi, sono i primi, teneri teneri e se ho pazienza tra qualche settimana saran pronti anche cavoli e verze. Ha  messo nel cesto 6 uova, scusandosi se sono poche, ma in questo periodo le galline han scarsa produzione. Ah se poi voglio un coniglio, magari è meglio che gli invii un messaggio in serata, tanto lui li legge ma non risponde, così ha tempo per prepararlo.

Ecco, questo è il mio babbo, si chiama Dante e io lo adoro.

E così son tornata a casa con un trolley colmo di pere cotogne. Il primo step, la torta.



Torta di farina di riso con nocciole e pere cotogne caramellate al profumo di cannella.

torta-di--pere-cotogne-caramellate-e-nocciole

Ingredienti:

gr. 200 di farina di riso
gr. 50 di farina di farro integrale
gr. 50 di burro
3 uova
1 vasetto di yogurt
1 bicchiere di latte ( misurino il vasetto dello yogurt)
gr. 100 di nocciole
1 cucchiaino colmo di cannella
gr. 120 di zucchero di canna
un pizzico di sale alla vaniglia
gr. 8 di lievito
3 pere cotogne grosse
1 mela renetta
1 limone

Alla sera preparare le pere e la mela tagliandole a piccoli pezzetti. Metterle in una ciotola di vetro con due cucchiai di zucchero di canna e il succo del limone.

Al mattino, in una padella antiaderente caramellare un cucchiaio di zucchero di canna con il liquido prodotto dalle pere, aggiungere la frutta e caramellarla bene.
Accendere il forno a 180°.
Tostare le nocciole e tritarle finemente.
A parte sbattere le uova con lo zucchero rimasto, aggiungere il burro, lo yogurt e il latte continuando ad amalgamare bene. Unire le farine, le nocciole, il sale profumato e la cannella. Alla fine aggiungere le pere tiepide e il lievito. 
Coprire una teglia grande rettangolare con carta da forno e versare l'impasto che deve rimanere sottile.
Infornare per circa 30 minuti.
Lasciare raffreddare la torta sulla gratella e cospargela di zucchero a velo.
Benvenuto sapore d'autunno.
Sabrina

domenica 8 novembre 2009

La crostata di mele e mandorle di Adriano Continisio

Eccomi qua, come promesso, anch'io nel mio piccolo oggi pubblico, insieme ad altri foodbloggers e non, la Crostata di mele e mandorle di Adriano, in segno di protesta contro tutti quelli che rubano una ricetta o una foto e le spacciano per proprie.
E' una crostata deliziosa. La mia cucina è avvolta da un profumo di mele e cannella inebriante ed è stata una compagna per il mio tè di questa domenica uggiosa, che mi ha scaldato l'animo.
Grazie Adriano per condividere con tutti noi la tua grande arte.


Crostata-di-mele-e-mandorle-di-Adriano


Ingredienti:

g. 400 pasta frolla
4 mele grandi (ca. g. 600 al netto degli scarti)
g. 80 di zucchero
4 cucchiai di amaretto di saronno
succo di mezzo limone
poca cannella in polvere.

massa di mandorle:
g. 120 uova intere
g. 60 zucchero
g. 50 farina di mandorle
g. 15 farina di mais fioretto
g. 15 fecola
un pizzico di sale
estratto di mandorle

una manciata di mandorle a lamelle
sciroppo di zucchero
marmellata di albicocche


Saltare a fiamma alta le mele sbucciate e tagliate a cubetti, miscelate con il succo di limone e lo zucchero, fino a che non risultino asciutte ma non spappolate. Incorporare il liquore e la cannella e lasciare raffreddare.

Foderare uno stampo da 26cm e cuocere in bianco per 15 minuti (i primi 10 con carta da forno e riso)

Nel frattempo montare le uova con lo zucchero ed il sale, incorporare delicatamente le polveri e poche gocce di estratto.

Pennellare la frolla con poca marmellata, versare le mele, coprire con la massa e cospargere con le mandorle a filetti. In forno a 170° per ca. 20 minuti. All'uscita dal forno lucidare con sciroppo a 30°be.