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21 settembre 2020

Curzùl alle ortiche


Cosa sono i Curzùl?
Ce lo ha raccontato Giorgia Lagosti in una diretta IG durante la quarantena; e vi consiglio di seguirla perchè è un pozzo infinito di conoscenza e cultura gastronomica. 
Sono una pasta fresca tipica della provincia di Ravenna, in particolare del faentino. Il loro nome così strambo deriva dalla forma dialettale con la quale venivano chiamati i laccetti delle scarpe, quelli fatti con stringhe di cuoio a sezione quadrata.
Per realizzarli, si prepara una classica sfoglia con uova e farina, lasciandola abbastanza spessa e tagliandola poi in stringhe che risulteranno di sezione quasi squadrata; in pratica sfoglia più spessa delle tagliatelle ma taglio più fine.


ortiche



E' ancora stagione di ortiche, malevole nel raccoglierle (ma basterà armarsi di guanti protettivi, abbastanza spessi perchè talvolta irritano anche attraverso quelli semplici in lattice) ma benevole poi trasformate in cucina. Si raccoglieranno solo gli apici, la parte più tenera, in modo da avere ciuffetti con 4/5 foglie e pochissimo gambo. Andranno lavate per bene, ripassandole in acqua fresca anche 2/3 volte, sempre con i guanti; poi si scoleranno nella centrifuga da insalata e si lasceranno asciugare del tutto su un canovaccio pulito ben aperte. Una volta lavate, come per magia, non pungeranno più.
E nascono così i Curzùl alle ortiche, tradizionalmente conditi con scalogno e pancetta.



curzùl ortiche


Per la sfoglia:
200 g di farina 0 o 1
100 g di semola rimacinata
70 g di ortiche crude *
2 uova medie

Per il condimento:
100 g di scalogno affettato fine
80 g di pancetta arrotolata affettata **
olio extravergine di oliva
pepe macinato al momento


* 70 g di ortiche in sostituzione di un uovo
** non avevo pancetta in casa, ho usato speck



curzùl ortiche


Versare la farina e le ortiche (ben asciutte) in un frullatore e frullare fino a quando si ottiene una farina verde omogenea. Mescolarla con tre quarti della semola ed impastare a mano (o con l'impastatrice) finchè risulta un impasto ben amalgamato, aggiungendo ancora un po' di semola se necessario. Formare una palla e lasciare riposare coperto per almeno mezz'ora. 

Tirare la sfoglia abbastanza spessa, aspettare che asciughi un pochino (meglio cospargerla di semola rimacinata per aiutare), poi arrotolarne metà verso il centro dal basso e l'altra metà dall'alto. Tagliare quindi con l'apposito coltello i curzùl.
Se si usa la sfogliatrice elettrica o a mano, stendere le strisce ottenute (col ken mi sono fermata alla tacca 4) sulla spianatoia e spolverare con semola, poi tagliare come sopra.
Sistemare le fette di pancetta in una padella antiaderente e farle rosolare; trasferirle poi su carta da cucina. Nello stesso grasso far appassire lo scalogno.
Lessare la pasta in abbondante acqua salata (basteranno pochissimi minuti), scolarla molto al dente e morbida; saltarla unendo anche parte della pancetta sbriciolata, unendo qualche cucchiaio di acqua di cottura per formare una cremina.

Impiattare decorando con una fetta di pancetta, un giro di olio a crudo (dimenticato per la foto :-) e una macinata di pepe.



curzùl ortiche


31 ottobre 2016

IriDea d'oro incaponata per il Master MTC Alta Cucina & Salute - il lato B12 della nutrizione


Un invito particolare, quasi al limite dell'esclusivo.
L'aver accettato senza neanche domandarsi chi - cosa - come - dove - quando, solo perchè il Garante è la Community più autorevole (e forse pure invidiata) del web.
L'aver dovuto poi fare i conti coi tempi stretti (anzi strettissimi), altri impegni presi precedentemente, un compito non troppo nelle mie corde, le idee mancanti iniziali, i te possino quotidiani recitati dirompenti dalle mie labbra come un fiume in piena, persino un incubo notturno pervaso da oscure presenze communit-arie.

Antefatto: l'MTChallenge non si accontenta più delle sfide mensili in cui confrontarsi, imparare, giocare d'impegno con ingredienti e tecniche. Come se il turbinio di ogni palio goloso fosse giusto una spolverata innocua di pepe sulle nostre maldestre (mica tanto) esecuzioni, la mente contorta ed inesauribile VanPeltiana ha pensato bene di tuffarsi a capofitto dal trampolino sing-malese nella realizzazione di Master ad hoc. 
Ecco che allora, appena conclusasi il primo Bake Out MTC ed avendoci preso gusto (proprie sue parole!), capita giusto a fagiuolo l'occasione per proporre il Master MTC Alta Cucina & Salute - il lato B12 della nutrizione, ovvero la vitamina B12 nella dieta quotidiana, declinata in un piatto di Alta Cucina. 
 



Ad affiancare i partecipanti due tutors d'eccezione, riconosciuti esperti in alimentazione: il dr. Michael Meyer, oncologo, e la dott.ssa Arianna Mazzetta, nutrizionista, con informazioni e consigli nella realizzazione di un piatto nutrizionalmente valido ed altresì appagante per vista, olfatto e gusto.
Suggerimenti inediti ed esplicativi anche da Sandro Sità, chef del Tarabella Hotel di Forte dei Marmi,  generosamente a disposizione per la parte finale della presentazione del piatto.
E dulcis in fundo, nientepopodimenoche il giudizio finale per ogni piatto presentato di Marco Visciola, chef de Il Marin.

Accetto Obbedisco, ça va sans dire.

Leggo la dispensa, per capire di cosa parliamo, perchè B12 mi fa venire in mente i flaconcini che periodicamente bevevo da bambina, a cicli stagionali. Fonti alimentari di B12 sono la carne e i suoi derivati, il pesce, i crostacei, il pollame, le uova e latte e latticini, ma in misura minore. Tra gli alimenti più ricchi prevalgono fegato e rognone (ahimè), vongole (evviva!), cozze e ostriche (ahimè). Nessun vegetale, di qualsiasi sostanza o forma (doppio ahimè).
Il fabbisogno giornaliero di questa vitamina è molto modesto, ma inequivocabilmente essenziale, specialmente durante la gravidanza e l'allattamento in cui aumenta; la sua funzione principale è volta a promuovere la crescita dei globuli rossi in formazione. Un suo deficit può portare a gravi conseguenze nello stato di salute fisica generale, ma soprattutto dal punto di vista neurologico e psichico. Nn sottovalutare mai, quindi, lo stato di questa vitamina; particolare attenzione, poi,  devono avere le persone che seguono una dieta vegetariana o vegana, provvedendo con un'adeguata integrazione necessaria. Per saperne di più: vitaminab12.it
 
Un Nota Bene in dispensa richiama all'ordine tutti quanti: la B12 è molto solubile in acqua, resiste a ph 4-5 e al calore fino a 120°C. Quindi massima attenzione andrà prestata alle tecniche di cottura scelte, in modo da non compromettere irremediabilmente la vitamina contenuta nella preparazione.
Il gruppo di lavoro è molto animato: c'è chi ha già le idee chiare, chi parte subito in quarta e realizza, chi già propone la bozza del futuro impiattamento... mi sento un pesce fuor d'acqua, non annaspo ma vago (inconcludente) qui e là, come Semola e Merlino nel fossato del castello.
Poi, improvvisamente, la luce: un'idea (a onor del vero due, ma solo un'opzione da proporre) mi balena in testa, durante una seduta di massaggio energizzante al cuoio capelluto dalla mia shampista preferita.
Non potevo che farmi prendere dal maroso e rimanere in tema marino lacustre comunque sconfinatamente limpido e navigabile :-) 
E la trepidante attesa conseguente, che sfocia presto in inquietante fibrillazione allorchè il pescatore di casa (cannista in questa stagione) non mostra la minima intenzione di schiodare la sua arma dal fodero e dedicarsi alla ricerca della preda ambita.
Quando ormai la speranza è persa e la via per la odiata pescheria intrapresa, ecco trillare un whatsapp, mai così sorprendentemente gioioso! Celo (nel senso di ce l'ho) accompagna la foto del pinnato intrappolato!
E Trota iridea fu. Autoctona. Pescata in Adige. A spinning. Un caldo e soleggiato pomeriggio di ottobre.


pesca trota


La trota appartiene alla famiglia Salmonidae. Varie specie sono presenti nei nostri laghi, fiumi e torrenti; la loro livrea cambia a seconda dell'ambiente in cui vive. E' un predatore molto vorace, si nutre principalmente di altri pesci e piccoli crostacei, insetti, vermi e rane (n.d.r.: avrei preferito una Fario, dalla carne chiara, ma la sua pesca è stata chiusa il 27 settembre scorso).


IriDea d'oro incaponata 
Trota agrumata al timo con caponata nordica croccante

iridea d'oro incaponata


Ingredienti per 4 persone:  
 
Una trota iridea di circa 1,2 kg
Pepe selvaggio del Madagascar (Voatsiperifery)
Timo al limone
Scorza di arancia non trattata
Farina bianca
Olio di arachide per friggere
Sale di Cervia  
 
Per la caponata nordica:
Finocchio
Sedano rapa 
Cimette di cavolfiore
Cimette di broccolo verde
Zucca mantovana
Cipolla di Tropea
Sale di Cervia
Miele al timo
Aceto di lamponi
Scaglie di mandorle tostate    

 
preparazione trota




Trota: eviscerare la trota, lavarla e ricavare i due filetti. Controllare che non ci siano lische rimaste, eventualmente toglierle con l'apposita pinzetta. Tagliare ogni filetto in 4 losanghe e sistemare i tranci in due sacchetti per la cottura in forno insieme a un cucchiaio di olio, un paio di rametti di timo, un pezzetto di scorza di arancia e qualche grano di pepe per ciascun sacchetto. Chiudere con l'apposito laccio, sistemare sulla teglia e cuocere a bassa temperatura nel Fresco a 70° per 40/50 minuti.
Nel frattempo preparare la caponata e le scorzette di arancia candita.
Arancia candita: recuperare la scorza dell'arancia eliminando ogni traccia di parte bianca, tagliarla a julienne. Bollire le scorzette per tre volte, partendo sempre da acqua fredda, per mezzo minuto a volta. Cuocerle poi in uno sciroppo di acqua e zucchero 1:1 finchè traslucide. Scolare e tenere da parte.
Caponata: cotture brevi per ogni verdura (devono comunque rimanere croccanti), che dipendernno dalla grandezza dei tagli.
Tagliare a julienne dello stesso spessore zucca e sedano rapa; separare le cime dei broccoli in cimette della stessa grandezza; affettare il finocchio e la cipolla, tagliandoli dal lato della fibra.
In una padella sistemare la cipolla con un filo di olio, brasare velocemente, aggiungendo un goccio di acqua se necessario, salare e tenere da parte;  ripetere la stessa cottura per il finocchio e tenere da parte; sbollentare zucca e sedano rapa separatamente in acqua acidulata con aceto e un pizzico di sale, raffreddare immediatamente in acqua ghiacciata e tenere da parte. Ripetere con le cimette di cavolfiore e broccolo, pochi secondi basteranno altrimenti si sfaldano (essendo così piccole, però, si potrebbero usare anche a crudo). Riunire le verdure, tranne le cimette, in padella con un filo di olio.
A parte sciogliere 2 o 3 cucchiai di miele, sfumare con 6 o 9 cucchiai di aceto e lasciare evaporare la nota alcolica. Unire poi le verdure (tranne le cimette dei broccoli) e i capperi, precedentemente lavati ed asciugati, ed eventualmente aggiustare di sale. Insaporire un minuto. Condire anche le cimette con il sugo della caponata. Infine decorare la caponata con le mandorle e i broccoli.
Delicatamente levare la pelle dai tranci del pesce, asciugarla bene, infarinarla con un mix di farina bianca e gialla in parti uguali (eventualmente solo farina di mais per ospiti celiaci) e friggerla.    

 
iridea d'oro incaponata



Composizione del piatto: sistemare due tranci di trota leggermente sovrapposti, insaporire con un pizzico di sale, decorare con le scorzette di arancia e la pelle fritta. A lato sistemare la caponata di verdure.
A piacere ogni commensale gradirà un filo di olio a crudo sulla trota.   

 
iridea d'oro incaponata


Considerazioni finali:

- il piatto è risultato leggero ma altresì gustoso e saporito. La caponata ben armonizzata, senza sovrastare la delicatezza della trota. Era la prima volta che cuocevo a bassa temperatura col Fresco (e di questo devo ringraziare Sabrina che mi ha categoricamente spronato a farlo e amorevolmente seguito con i suoi consigli): sono rimasta veramente meravigliata da questa funzione particolare di questa macchina. Probabilmente le foto non rendono abbastanza giustizia alla perfetta consistenza del pesce, morbido e sodo al contempo. Penso diventerà un mio nuovo alleato di cottura!

- sono rotolata nella trappola sudista della cipolla di Tropea, nonostante avessi cercato di rimanere fedele alla composizione nordica della mia caponata. Ho scoperto poi in rete la presenza di un Presidio Slow Food molto interessante, la Cipolla rossa di Cavasso e della Val Cosa, che quindi apporterà la meritata effige nordica a questa caponata.

- negli ingredienti parlo di capperi e mandorle: con un mea culpa genuflessa sui ceci faccio pubblica ammenda. Presa dall'impiattamento quasi in diretta coi suggeritori di gruppo, dagli improvvisi capricci della reflex, dalla troppa luce del troppo sole di questo troppo caldo fine ottobre, insomma da una giusta dose di fibrillazione per un avvenimento out of my style... ebbene, dimenticati sul bancone di lavoro furono.

- un grazie di cuore ad Arianna e Mai per i suggerimenti riguardo al titolo appropriato al piatto.

6 febbraio 2016

Poesia in cucina: la rizèta dal mi taiadèl


ambasciatrice Simona


alla spianatoia: mogliedaunavita - all'obiettivo: cindystar
insieme a #casacortella - lagodigarda



questa l’è la rizèta dal mi taiadèl


quel cui :

una zemna ad farèna par ogni ov, piò quel cl’aj vó par la sfoja

un tulìr, un sciadur, e ó cut guérda

trì ov al a vólta, si no l’è tropa fatiga.

l’ov l’ha d’avé e tòral zal, che la mnestra sbiavda l’an va brisa bé



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cum cus fa:

in se tulìr, la mi mâma, l’aj miteva trì zemne ad farèna, òna pr’ogni ov
e pu la faseva la funtana, l’aj rumpeva agli ovi in mez e
 con la furzèna l’aj armiscléva infèna a quant us faséva ora ad’druvér al mân
e pù l’a faséva una palèna e l’aj mitèva un sachet insóra.



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cun e sčiadur la cminzeva a stendar la sfoja, 
fasènd cun e cùl che muviment che i guardeva tot i’oman
una bota ad qua e ona in là
infèna a furmé una sfoja tonda, zàla coma un sol e grosa coma zenq french.


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La miteva sò l’aqva e l’aj faseva tu e bulòr, 
pu l’aj miteva un pogn ad sel 
e quand la sfoja l’era pronta da tajé, cun la curtèla, 
la faseva un rutulì e la faséva che batù in se tulìr ch’ an so piò steda bona ad sintì.


Senza titolo Senza titolo


La butèva zò al taiadèl in t’aqva e quand agli avneva so, un bulòr e agli era pronti.


Senza titolo



la mia ricetta delle tagliatelle

cosa serve:

una zemna * di farina per ogni uovo, più quella che serve per la sfoglia

un tagliere, un mattarello e l’uomo che ti guarda *

tirare tre uova alla volta che altrimenti è troppo faticoso

l’uovo deve essere a tuorlo giallo, che la minestra * pallida non va bene


* unità di misura per la farina di tutte le arzdore romagnole:
mettere le mani unite a cucchiaio come quando dovete raccogliere l’acqua per bere a una fontana

* l’uomo serve a sollecitare lo sculettamento che serve per stendere la sfoglia: 
più l’uomo è interessato, più il movimento ondulatorio si accentua, più la sfoglia viene tonda e lissia

* minestra in romagna è tutta la pasta, se è in brodo si chiama minestra in brodo


sul tagliere, la mia mamma, metteva tre zemne di farina, una per ogni uovo, poi faceva la fontana, rompeva al centro le uova e le lavorava con la forchetta fino a quando non era ora di usare le mani. poi faceva una pallina e ci metteva un sacchetto sopra.
con il mattarello cominciava a stendere la sfoglia, facendo il movimento di sculettamento ondulatorio che spiegavo, fino a ottenere una sfoglia, tonda, gialla e grossa come 5 lire.

metteva su l’acqua e la faceva arrivare a bollore, poi metteva un pugno di sale e quando la sfoglia era pronta per essere tagliata con la cortella * la arrotolava e faceva sul tagliere quel rumore costante e preciso che non ho più sentito.
buttare le tagliatelle nell’acqua bollente e scolarle dopo un attimo che sono salite in superfici.

* cortella: femminile, romagnolo, a lama rettangolare, alta e piatta


questo ho fatto a casacortella, 
che non c’era casa migliore e più deputata per una tagliatella, tagliata, a cortella

Silvia mogliedaunavita

30 gennaio 2016

Calamari ripieni di Alida per la GN dei Calamari Ripieni del Calendario del Cibo Italiano


E' già quasi finito il primo mese del Calendario del Cibo Italiano, letteralmente volato direi, e sempre più speditamante.
Questa penultima giornata di gennaio celebra la Giornata Nazionale dei calamari ripieni e a raccontarci le particolarità di questo mollusco sul sito Aifb è la socia Claudia.



Totano-Todarodes sagittatus
Calamaro-Loligo vulgaris


Totano o calamaro
Spesso confusi, da noi comuni mortali.
Comunque entrambi più maestosi se li chiamiamo col loro nome latino: Todarodes sagittatus e Loligo vulgaris.
Entrambi molluschi cefalopodi, ma appartenenti a due famiglie diverse.
Entrambi con un mantello che ricopre l'intero corpo, lasciando fuori solo la testa e i tentacoli: 10 per entrambi (più sottili quelli del calamaro), con due più lunghi e forniti di più ventose per aiutarli nella caccia al cibo, quelli del totano provvisti anche di uncini.
Entrambi con due pinne laterali che partono dalla coda, arrivando nel calamaro fino a metà corpo, mentre nel totano sono più piccole e si sviluppano solo sulla coda.
Entrambi provvisti di una sacca contenente l'inchiostro (blu scuro), che secernono se disturbati e in caso di pericolo.
Il totano ha un colore rosa violaceo più accentuato.
Quale che sia il più pregiato è solo una questione di gusti, come ci racconta nel suo articolo la dott. Tepedino, sostenendo che è la domanda di mercato che crea il prezzo: più si richiede il calamaro e più questo costerà :-)
Per saperne di più: qui e qui.

L'anno scorso ho partecipato ad un corso con Alida e Franco alle Tamerici.
Alida&Franco sono due coniugi che hanno la fortuna di abitare a Levanzo, la più piccola delle isole Egadi, ad ovest della Sicilia, praticamente nel pezzo di mare compreso tra Marsala e Trapani.
Hanno una barca, di nome Viola, con la quale scorazzano i turisti (e gli amici) durante la stagione estiva, facendo loro scoprire luoghi di una bellezza incomparabile.
Franco è addetto alla guida della barca e alla pesca, Alida prepara nella cucina di bordo quallo che offre il pescato della giornata.
Dalle foto che pubblicano sulla loro pagina Facebook si può (quasi) vivere appieno una vacanza con loro: provate a seguirli, vi verrà immediamente voglia di fare un giro sulla Viola la prossima estate!
Paola (delle Tamerici) li conosce da qualche anno e trascorre le sue vacanze estive insieme a loro, raccontandoci poi al ritorno le prelibatezze mangiate e gli angoli turchini visitati.
Così li ha invitati alla sua scuola di cucina: un corso speciale, col pesce pescato personalmente da Franco, congelato espressamente per la lezione e poi portato fino a Mantova dopo un breve volo in alta quota, opportunamente conservato in una valigia termica che ha passato indenne i controlli doganali :-)
Ce lo faceva annusare, prima di ucinarlo, per farci sentire ancora (ed apprezzare) il profumo del mare che non se ne voleva andare!
Un pesce prelibato, a km. 1000, ma assolutamente genuino e (quasi) introvabile quassù.



calamaro ripieno


Ingredienti: 

1 kg di calamari freschi
200 g di mollica di pane raffermo
40 g di uvetta, ammollata e strizzata
40 g di pinoli, leggermente tostati
prezzemolo tritato
un paio di foglie di alloro
uno spicchio di aglio rosso di Nubia
olio extravergine di oliva
sale/pepe
un albume di uovo
il succo di un'arancia
peperoncino


calamari ripieni


Pulire e lavare bene i calamari, tenendo da parte i tentacoli.

Ma come si pulisce un calamaro?
Franco ce lo fa vedere in questo video per l'estrazione delicata del corpo dal mantello e lo ripete qui. Passa poi alla pulizia interna, levando la sacca di inchiostro (che dimostra se il mollusco è stato congelato o no),  le interiora e gli occhi, ed anche la bocca, (anche se laggiù la mangiano), ed infine leva la cartilagine del mantello.

In una terrina mettere la mollica del pane tritata finissima, il prezzemolo, l'aglio schiacciato con l'apposito utensile, l'albume, i pinoli. Salare e pepare.
Unire anche l'olio a filo ed amalgamare bene gli ingredienti, impastando anche con la mano.
La quantità di olio dipende dall'impasto, ed è abbastanza soggettiva, deve risultare comunque un composto morbido (si vede meglio la consistenza nel video).
Riempire ogni calamaro, schiacciando l'impasto fino in fondo e fermandosi a un paio di centimetri dal bordo, perchè in cottura tenderanno a gonfiare e se sono troppo pieni poi scoppiano. Chiudere ogni mollusco con uno stuzzicadente.

Qui il video di Alida che farcisce i calamari e qui li chiude.


facendo calamari ripieni


Riscaldare un po' di olio in una grande padella con l'alloro e il peperoncino, soffriggere i calamari ripieni, dopo qualche minuto aggiungere anche i tentacoli. Sfumare col succo di arancia e cuocere col coperchio per circa 10 minuti.
A fine cottura, aspettare qualche minuto, poi affettare i calamari e servire col loro sughetto.

Si possono fare anche con un sugo rosso di pomodoro, tralasciando l'arancia e sfumando con un bicchiere di vino bianco. Una volta evaporato l'alcool, si unisce 300/400 g di polpa di pomodoro e si lascia cuocere come sopra.

26 gennaio 2016

Come fare i bigoli in casa per la GN dei Bigoli in salsa del Calendario del Cibo Italiano


Oggi si celebra la Giornata Nazionale dei Bigoli in Salsa, di cui Lara è ambasciatrice, per il Calendario del Cibo Italiano, il grande progetto dell'Associazione Italiana Food Blogger, partito il primo gennaio e che si svilupperà per tutto il 2016 attraverso 366 Giornata Nazionali e 52 Settimane, ognuna delle quali approfondirà un tema diverso in ambito gastronomico. Ogni info su come partecipare e l'elenco completo delle Giornate/Settimane a venire, coi relativi Ambasciatori, qui.

I bigoli sono un formato molto popolare in Veneto per la pasta fresca, originariamente nati dall'impasto di farina, acqua e sale, oggigiorno prodotto spesso con l'aggiunta di uova.
E' una pasta lunga simile ad un grosso spaghetto, di antiche origini contadine, caratterizzata da una particolare ruvidità che consente di avvolgere più sugo possibile, data dalla particolare trafila che li forma. Un tempo, ogni famiglia provvedeva alla propria produzione di bigoli ed aveva in casa il torchio, lo strumento necessario per farli, chiamato appunto bigolaro. Pare sia stato inventato a Padova nel '600 da un certo signor Abbondanza, che riuscì ad ottenerne il brevetto dal Consiglio Comunale dell'epoca.
E in rete ho trovato anche un signor Man Gio che se l'è costruito da solo, per portare avanti le tradizioni pastare della sua nonna.
In primavera sono numerose le sagre che si tengono in svariati paesi in onore dei bigoi al torcio.
La soddisfazione nel farli in casa è grande, ma non avendo l'apposito attrezzo si possono comprare in un pastificio di fiducia, ce ne sono di ottimi in ogni paese.
Io mi sono affidata all'aiuto della mia amica Paola, che ha il torchio Kenwood, ed una mattina si è prestata gentilmente alla produzione di bigoli per fare questa ricetta.


Bigoli per 4 persone

 
bigoli fatti in casa


400 g di farina, di cui 35% di semola rimacinata e 65% di farina 0
3 uova medie intere
un cucchiaino di olio extravergine di oliva
un cucchiaino scarso di sale fino
20 ml di acqua a temperatura ambiente


bigoli fatti in casa



Mescolare bene le farine, unire il sale ed iniziare ad impastare (a velocità bassa se si usa un'impastatrice e con la frusta a k) unendo l'acqua, le uova appena sbattute (non troppo, altrimenti fanno schiuma) e l'olio, fino ad ottenere un composto sodo.
Attaccare l'accessorio torchio all'impastatrice e sempre a velocità bassa mettere piccoli pezzi di pasta alla volta, schiacciando nel condotto con l'apposita spatola.
Tagliare i bigoli della lunghezza desiderata e metterli a seccare sulle apposite gratelle ben distanziati tra loro.
Cuocere in abbondante acqua salata e condire a piacere.

19 novembre 2012

Black & White Wednesday - Week # 59


Last Saturday in Milan
a photograph & food-styling lesson @ Acheo Showroom 

great time in good company
in a very comfortable space in the heart of Brera,

tips and suggestions 
to make your food look more desirable in your pictures
and improve your skills about camera settings and light exposure,

hope it's gonna be a good start to reach a little higher level,
 though I'm a very naughty girl,
quite allergic to read any instruction booklet :-)


little soup tureen
English-style bone china soup tureen


fork & spoon
 old-fashioned napking and silver cutlery


tagliatelle ready
ready to shoot


dark cake
ready to shoot in dark






This week Black & White Wedsneday is hosted by Akheela of Torviewtoronto
Please do send your entries to torviewtoronto AT gmail DOT com
 We also have a group on Flickr if you'd like to join and share your pics,
  hashtag #BWFood on Twitter
Should you like to host please send me an email to casacortella AT tin DOT it
host-line up here to choose your favorite date.

27 settembre 2012

A spasso nel Mediterraneo con Silvia Maccari


Ufficialmente e da calendario l'autunno è già iniziato da qualche giorno.
Meteorologicamente va a giornate, un colpo è grigio e piovoso (se non terribilmente acquazzoso) ed un altro giorno è sole splendente ed ancora caldo da girare in infradito e senza maniche, con la voglia di rimettersi ancora in costume (il week-end scorso mi sono tolta anche la voglia degli ultimi bagni a Positano :-) ... se non fosse che l'andare a ritirare i libri scolastici mancanti degli ultimi due che ancora frequentano le scuole  mi riporta alla dura realtà: ahimé, le vacanze sono proprio finite! ... ed è ora di rimettersi in riga e rientrare in mentalità più lavorativa.
E così, dopo la lunghissima pausa estiva, l'altra sera sono ritornata a scuola alle Tamerici, invogliata anche da un corso speciale di Silvia Maccari che prometteva di portarci a spasso nel Mediterraneo (e non suona quasi come un invito vacanziero? :-)
Di lei avevo già parlato l'anno scorso, in occasione dei festeggiamenti per il Ventennale delle Tamerici, la sua colorita solarità e semplicità è rimasta immutata, come i bei fiori che rallegravano la tavola l'altra sera.

 Senza titolo

Simpatia e dolcezza, una forte determinazione, una simpatica autoironia mai sdolcinata e il sapersi riproporre ad ogni nuova situazione: questa è Silvia, definitivamente (almeno per il momento) ritornata nella sua amata Firenze dove coccola i suoi ospiti con le sue divertenti lezioni di cucina italiana.
E ha coccolato e divertito anche noi, raccontandoci qualcosa dei suoi viaggi che l'hanno portata a conoscere ed approfondire con ostinazione tante cucine diverse, con un occhio di riguardo per quella ebraica, per la quale ha quasi promesso di farci un pensierino per un corso futuro.
Un tour gustoso attraverso i paesi mediorientali che si affacciano sul Mediterraneo, dove prevalgono cibi raffinati, soprattutto in Persia (l'attuale Iran, ma il nome antico è più fascinoso e meno turbolento), paese dalla cultura millenaria e da un viscerale amore per la casa. Preparazioni gustose, sempre con base il riso basmati (che sostituisce il pane nei paesi dove non esiste la coltivazione del grano), dove prevale un'innata ed elegante indole per gli abbinamenti agrodolci, sempre ben bilanciati, e per le spezie, sempre ben calibrate.
In ordine di charme gourmand il primo posto tocca proprio alla Persia, seguita dal Libano, la cui cucina ha molto risentito dell'influenza francese durante gli anni del protettorato, dalla Turchia ed infine dalla Grecia, che risulta la cucina più povera e basica di tutto il Mediterraneo, profumando tutte le pietanze solo con l'onnipresente (ma ormai monotono) origano, riservando il basilico come ornamento (e poi, per dirla proprio tutta, non sanno cucinare il pesce :-).
Da sottolineare la consuetudine di cucinare la portata principale (che a volte è il piatto unico del pranzo) in una grande pentola, posta poi in mezzo alla tavola dove ognuno si serve a piacere.
Per quanto riguarda i dolci sono per la maggior parte al cucchiaio e sempre aromatizzati con acqua di fiori, di arancio o di rose. Viene usata molta pasta frolla, spesso arricchita o guarnita con sesamo, la frutta secca in tutte le sue varietà e molto spesso sono ricoperti con miele o sciroppo di zucchero (un pochino troppo pomposi per il mio gusto personale :-).

Il menu della serata

I due antipasti proposti potrebbero diventare per noi una cena leggera,
perfetta se abbinati ad una bella insalata mista di frutta e verdura:

beid bi tom-egitto
Beid Bi Tom - Egitto
uova fritte con aglio e limone,
il classico uovo al tegamino sgrassato con succo di limone e profumato con menta

caciocavallo all'argentera-sicilia
Caciocavallo all'argentera - Sicilia
fettine di caciocavallo leggermente infarinate fatte mantecare in olio aromatizzato all'aglio,
sgrassate con un buon aceto aromatico e profumate con origno e pepe nero


borek di formaggio-turchia
Borek di formaggio - Turchia
sigarette di pasta fillo con formaggio,
semplicemente un mix di feta, uovo e prezzemolo avvolto nella fillo,
la frittura ne esalterà il sapore
(ma si possono fare anche al forno :-)


la simpatica Silvia alle prese con l'arotolamento della sigaretta :-)


 Kotopoulo lemonato me ginger - Grecia
pollo al limone e ginger,
una teglia brasata gustosa e saporita,
la testa d'aglio si trasforma in una cremona deliziosa facilmente digeribile :-)


kado polou-iran
 Kado Polou - IRAN
riso con polpette di carne e zucca,
una delicata cottura al vapore per un pasticcio orientale molto raffinato


muhallabia-giordania 
Muhallabia - Giordania
budino bianco di riso e mandorle,
onnipresente in tutti i bar e caffè del paese, più una merenda che un fine pasto,
 profumato con l'acqua di fiori preferita e riccamente guarnito con pistacchi e melograno


noci farcite-siria
 Noci farcite - Siria
un ripieno di simil marzapane per unire due mezze noci con un abbraccio di caramello


نوش جان

صادق

 afiyet olsun


καλή όρεξη


bonu pitittu
(persiano-arabo-turco-greco-siciliano)



un grazie a Denise per alcune sue foto prestate :-)   

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