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20 marzo 2016

Ricordo di una Torino golosa nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia


Si conclude oggi la Settimana dell'Unità d'Italia per il Calendario del Cibo Italiano di cui ci ha parlato ampiamente Giulia nel suo articolo di presentazione sul sito Aifb.



L'anniversario dell'Unità d'Italia viene fatto coincidere con il 17 marzo, data che richiama la proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861). L'anniversario è stato solennemente festeggiato nel 1911 (50 anni), nel 1961 (100 anni) e nel 2011 (150 anni).
L'anniversario dell'unità d'Italia ricorda la promulgazione della legge n. 4671 del Regno di Sardegna con la quale, il 17 marzo 1861, in seguito alla seduta del 14 marzo dello stesso anno della Camera dei deputati nella quale fu approvato il progetto di legge del Senato del 26 febbraio 1861, Vittorio Emanuele II proclamò ufficialmente la nascita del Regno d'Italia, assumendone il titolo di re per sé e per i suoi successori (da wikipedia).

Proprio nella primavera del 2011 sono ritornata a Torino per una visita golosa, ed ho trovato una città diversa da come l'avevo conosciuta molti anni prima: certo, vestita a festa per le solenni celebrazioni del 150° anniversario, e quindi più affascinante ed elegante, ma sicuramente ancora fiera ed orgogliosa del suo trascorso, che si riflette continuamente nell'architettura e nell'urbanistica del suo centro. Quasi un tuffo nel passato.


Maggio, un sabato italiano quasi estivo, un sole caldo avvolgente, Freccia Bianca e Freccia Rossa che sfrecciano allegre ed in orario (e sorprendentemente in offerta a metà prezzo!) sui lunghi binari  fino a Porta Nuova, dove ad attendermi sorridente c'è lei. Mi aspetta un giro turistico goloso attraverso la sua Torino, premio finale per aver partecipato al concorso  "Verrine in rete" organizzato dalla De Agostini.

 


E' una lunga passeggiata per il centro di Torino, ora più agibile e  comoda  con le nuove strade  pedonabili, che conoscevo poco e sempre di passaggio veloce. Mi ha dato  l'impressione di una città di altri tempi, regale e fascinosa, come se all'improvviso si potesse sentire lo scampanellio vivace di carrozze chiedere il passaggio, e  vedere scendere dalle loro predelline eleganti dame fasciate in raffinati abiti, con l'ombrellino parasole in una mano e l'altra tesa verso baldi giovani in livrea per un aiuto nella discesa.


finestre tricolori


I palazzi sono maestosi, le strade larghe che convergono in piazze immense: un tripudio di tricolori ad ogni finestra, turisti ordinati e poco caciaroni, quasi comparse ben educate legate a questa immagine ottocentesca. In piazza san Carlo una fanfara a cavallo celebrava a note squillanti sicuramente un evento legato a questo anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia.


piazza san carlo


Nomi di vie, piazze e monumenti sono ancora un pochino sconosciuti a me (a parte il Museo Egizio e Palazzo Carignano)  ricordarli tutti dopo una rapida occhiata in un vorticoso guarda qui, guarda là è quasi impossibile, ma Wiki è sempre in aiuto, e dà una spiegazione abbastanza esauriente sugli aspetti più importanti della città, quarto comune italiano per densità di popolazione e primo con più verde pubblico per abitante, considerata uno dei maggiori centri universitari, culturali, turistici e scientifici: è la capitale italiana dell'industria dell'automobile, nonché importante centro dell'editoria, delle telecomunicazioni, del cinema, della pubblicità, del design, dello sport (è stata sede nel 2006 dei XX Giochi olimpici invernali) e dell'enogastronomia.


una libreria cioccolatosa tricolore


Prima tappa d'obbligo la Cioccolateria Gobino, dove abbiamo fatto sosta per goderci un caratteristico bicierin, e ammirare gli scaffali pieni di leccornie (mi sono portata a casa una favolosa crema gianduja, dono di Sandra) anche in edizione tricolore. Da ammirare in vetrina la ganache extra bitter mignon e il giandujottino mignon.

il bicierin da gobino
il bicierin


bollicine italiane e francesi


Aperitivo rinforzato all'enoteca Bordò, comodamente sedute in un delizioso angolo con balconcino  sulla Basilica del Corpus Domini , con bollicine sfarzose e rinfrescanti ,italiane per Sandra e francesi per me, accompagnate da panzanella, crema di zolfini e sformatino alle zucchine.



Ancora una passeggiata, scoprendo cortili nascosti  con le tipiche case di ringhiera, locali modaioli come lo Sfashion Cafè o l'Arcadia di Piero Chiambretti, ammirando le vetrine, invece, di luoghi cult e storici, come il Caffè Mulassano, degustando con gli occhi e il naso i profumi e i sapori della gastronomia artigianale Sapori, con i tricolori nelle vesti più luminose ed ingegnose che ci accompagnano sempre in ogni piazza ed in ogni dove.




il po


Anche un piccolo giretto in tram, lungo la Via Po, per ammirare alla fine il grande fiume che abbraccia la  città, e la basilica della Grande madre di Dio al di là del ponte Vittorio Emanuele I, che riprende lo stile del Pantheon romano.


il po



ingresso scannabue


Ritornando sui nostri passi è arrivata l'ora di pranzare, non a caso qualche brontolio di stomaco inizia a farsi sentire. La scelta di Sandra cade sullo Scannabue, delizioso ristorantino a due passi dalla Stazione e dal centro, con una terrazza esterna ombreggiata, quello che ci vuole in questa calda giornata. Cucina piemontese ma di spirito giovane ed attuale, per Sandra solo una tartare di tonno in compagnia di alici marinate ed insalata di asparagi, per me tonno di coniglio e spatola al forno con pomodorini e melanzane (ottima!). Non c'è spazio per il dessert :-), scivoliamo di comune accordo su un tonificante caffè shakerato!



C'è tempo per un piccolo giretto ancora, siamo nelle vicinanze della stazione, ma non mancano i palazzi decorati,  negozietti e  piccoli empori di magrebini si affacciano su queste viuzze tranquille (e resisto alla voglia di comprami le  tajine monoporzione, ma porto a casa un barattolo di halva alle nocciole, chissà se piacerà!),  la Torrefazione Samambaia offre il caratteristico Amaro del Conte di Cavour, purtroppo il negozio di tessuti carini preferito di Sandra è chiuso, ma l'enoteca Rosso Rubino merita una visita, all'interno bottiglie per tutti i gusti e tutti i prezzi, in ordine anche su insolite rastrelliere.

luci in ferro battuto


Ben presto è' l'ora che volge al desìo, ci dobbiamo salutare, presto la mia Freccia mi riporterà a casa sana e salva (nonostante il quasi improvviso sciopero che mette in ginocchio, però, tanti passeggeri più sfortunati), ho nell'anima e nella digi ricordi golosi e cari, Torino è  una città meravigliosa e sicuramente da approfondire, Sandra è stata una guida e consigliera inarrestabile e super efficiente; un unico rammarico, credo per entrambe, la rinuncia di Giulia, finalista con me, a questa mini gita fuori porta.

con sandra
Grazie Sandra!


Nel 2007 è stato prodotto “SURFIN’ TORINO” di Chiara Pacilli e Davide Di Leo, che racconta la trasformazione di Torino da città industriale a città creativa e culturale negli ultimi trent’anni, con la partecipazione di Luciana Littizzetto, John Elkann, Davide Ferrario, gli Africa Unite, i Mau Mau, Ugo Nespolo, Cristina T.


14 marzo 2016

Canederli tricolore per il Calendario del Cibo Italiano


Inizia oggi la Settimana dell'Unità d'Italia per il Calendario del Cibo Italiano: ce ne parla ampiamente Giulia nel suo articolo, raccontando come anche attraverso il cibo ci possa essere un legame trainante che percorra un  paese così diverso e vario seguendo la curva del suo stivale, dalle Alpi a (quasi) le Piramidi, parafrasando un celebre sonetto.

Si può partecipare fino alla mezzanotte di domenica 20 marzo, pubblicando una ricetta sul proprio blog (seguendo le regole del Calendario del Cibo) e linkandola poi nei commenti all'articolo di presentazione sul sito Aifb.

Per l'occasione ho voluto proporre i canederli tricolore che avevo condiviso un paio di anni fa quando fui invitata ad una serata di Doppio Fuoco a Siena: un piatto povero, nato in Trentino Alto Adige come riciclo del pane avanzato, dove ogni famiglia e ogni locanda conserva la propria ricetta, che varia di poco e si adatta a quello che in cucina avanza.
Può cambiare un aroma, una verdura per dare colore, un salume o un formaggio usato nel composto, l'intingolo col quale è servito, ma la base resta lo gnocco di pane, prevalentemente di forma tonda, di grandezza media.
Così quelli bianchi classici profumano di cipolla e speck, quelli verdi raccolgono nell'impasto del cavolo nero ripassato in padella (basta usare gli spinaci, così sfruttati e spesso, purtroppo, che non san di nulla), quelli rossi si tingono di porpora brillante grazie alla barbabietola.

Il tricolore è pronto: lo stivale parte da una ricetta nordista, che incontra nel suo percorso un cavolo toscano, fa l'occhiolino ad un pecorino sardo, cedendo poi alle estreme lusinghe sudiste di un caciocavallo silano.



canederli tricolore


Per 6 persone:

canederli

300 g di panini raffermi bianchi (anche un paio di giorni) senza crosta
3 uova
250 ml di latte fresco
120 g di barbabietole rosse già cotte
200 g di cavolo nero
80 g di speck
un paio di cipolle dorate
50 g di farina 0
sale/pepe
prezzemolo, facoltativo
olio extravergine di oliva
sale grosso


fonduta di formaggio

300 ml di latte fresco
100 g di parmigiano
100 g di pecorino sardo e/o caciocavallo silano




canederli tricolore



Tagliare il pane a cubetti molto piccoli (oppure tritarlo grossolanamente in un mixer), metterlo in una ciotola capiente e bagnarlo con il latte tiepido. Lasciare che il latte inzuppi bene il pane, eventualmente rigirarlo e schiacciarlo con una forchetta. 
Quindi sbattere bene le uova in una ciotolina e aggiungerle al pane inzuppando, amalgamandole bene. Lasciare riposare il composto coperto mentre si preparano le verdure.

Cavolo nero: togliere la costa centrale dalle foglie di cavolo e sbollentarle qualche minuto in acqua leggermente salata. Scolare bene, strizzando la verdura con le mani o aiutandosi con un mestolo di legno in modo da eliminare l'acqua in eccesso.  
Tritare mezza cipolla finemente, soffriggerla in un goccio di olio, stufarla con un pochino di acqua e aggiungere poi il cavolo tagliuzzato a coltello. Salare e rosolare qualche minuto. Trasferire su un piatto e lasciare intiepidire.

Barbabietola rossa: se necessario togliere con un pelapatate la parte esterna delle rape, grattugiarle poi con la parte grossa di una grattugia quadrata. Tritare mezza cipolla finemente, soffriggerla in un goccio di olio, stufarla con un pochino di acqua e aggiungere poi la rapa grattugiata; salare e rosolare a fuoco medio finché l'acqua in eccesso si asciuga. Trasferire su un piatto e lasciare intiepidire.

Cipolla: tritare finemente mezza cipolla, soffriggerla in un goccio di olio, stufarla con un pochino di acqua e aggiungere poi lo speck tritato a coltello. Lasciare insaporire qualche minuto, quindi trasferire su un piatto e lasciare intiepidire.

Dividere il composto di pane in tre parti, una leggermente più grande, alla quale andrà aggiunta la cipolla stufata con lo speck e del prezzemolo tritato, se piace. Ad un'altra parte andrà aggiunto il cavolo nero e alla terza la barbabietola rossa. Salare e pepare ogni composto secondo necessità.
Lavorare poi ogni composto separatamente, amalgamando bene gli ingredienti, aggiungendo uno o due cucchiai di farina ad ogni composto. 
Formare poi gli gnocchi singolarmente, passarli leggermente nella farina e sistemarli su un vassoio.
Portare a bollore tre diverse pentole di acqua (una per ogni colore di canederli, in cottura i verdi e i rossi potrebbero perdere colore), salare l'acqua e versare gli gnocchi di pane separatamente.
Nel frattempo preparare la fonduta: scaldare il latte fin quasi a bollore, aggiungere i formaggi e sciogliere bene con una frusta. Per ottener una fonduta più cremosa si può frullare il composto con un minipimer, ed eventualmente aggiungere qualche cucchiaio di panna fresca. Mantenere al caldo finché i canederli cuociono. Deve risultare una fonduta abbastanza liquida, non troppo sostenuta perché gli gnocchi di pane facilmente la assorbono poi.
Una volta che vengono a galla, lasciare cuocere i canederli ancora 5/8 minuti.
Scolarli separatamente con un ragno ed impiattare, servendo uno per colore per ogni piatto su uno strato di fonduta.
Se si preferisce servirli in una pirofila unica, versare tre quarti della fonduta nella pirofila, aggiungere i canederli (quelli rossi per ultimi) e ricoprire con la fonduta restante.







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