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16 agosto 2018

Fregola ai calamaretti


Settimo appuntamento per le portate dedicate ai Primi piatti di mare della nuova raccolta Menù Lib(e)ro, la novella antologia culinaria nata da un'idea di Marta, coadiuvata nella progettazione da Aiu'.
Capo brigata di questa cordata la dolce Anna, che ci ha ingolosito con la sua ricetta di apertura proponendo gli Spaghetti interrati di Sal di Riso.

La fregola (sa fregula) è una pasta originaria del Campidano di Cagliari e Oristano. Il nome deriverebbe dal latino fricare, sminuzzare. E' ottenuta impastando semola di grano duro e acqua, quindi lavorata con un movimento rotatorio dei palmi delle mani in modo da ottenre tante piccole palline, lasciate poi seccare. In pratica si presenta come un couscous a grana grossa.
Avevo già postato qualche anno fa per l'Abbecedario Culinario la ricetta di Fregua e coccia, ovvero la fregola con le vongole, consigliatami da un'amica sarda doc; questa volta, invece, mi sono rivolta a Laura Rangoni e al suo libro dedicato alla Cucina sarda di mare, da cui ho scelto la Fregola ai calamaretti.


fregola ai calamaretti


 
Ingredienti per 4 persone:
400 g di fregola
400 g di calamaretti puliti
100 g di rucola
8 cucchiai di olio extravergine di oliva
mezzo bicchiere di brodo di pesce
2 spicchi di aglio
30 g di burro
 sale e pepe q.b.


Soffriggere l'aglio intero nell'olio. Appena comincia a imbiondire unire i calamaretti, ben puliti e tagliati a pezzetti, e 80 g di rucola, grossolanamente triturata; quindi salare, pepare, aggiungere il brodo di pesce e lasciare cuocere per pochi minuti.
Lessare la fregola in abbondante acqua salata, poi scolarla e metterla a insaporire nella padella con il sugo.
Unire il burro e la rucola rimasta, tritata finemente, mescolare e servire.


Senza titolo


Questa ricetta partecipa alla nuova raccolta Menu Lib(e)ro organizzata da Aiù.
Info su come partecipare qui, pagina FB con tutte le ricette pubblicate qui.

10 luglio 2017

Fregua e cocciua per il Calendario del Cibo Italiano


Ho una cara amica sarda doc, trapiantata nel veronese da anni, ma che ancora conserva intatti il fascino e la riservatezza tipici degli abitanti isolani. A lei mi sono rivolta per alcune ricettine tipiche, ma soprattutto famigliari, e la mia richiesta è stata ampiamente esaudita.

La fregua o fregola è una tipica pasta locale fatta con la semola di grano duro, prodotta per rotolamento della semola in un grosso catino di coccio e tostata poi in forno.  Le palline irregolari possono variare di diametro variabile fra i 2 ed i 6 millimetri.
Le vongole, o meglio le arselle, quelle  più piccole, erano il classico bottino in avanzo dei pescatori, non rendevano bene nella vendita come i pesci più nobili, per cui spesso venivano usate per questo piatto veloce e saporito, base di molte cene povere che diventavano così ricche e gustose.
Forse le mie dosi sono abbondanti, ma ne abbiamo fatto piatto unico. Aglio e peperoncino a propria discrezione.


fregua e cocciua


Per 6 persone:

2 kg di vongole *
500 g di fregua sarda
(ho usato quella a grana grossa)
un vaso grande di pelati, meglio se homemade, tagliuzzati
uno/due spicchi di aglio
uno/due peperoncini
prezzemolo tritato
2 litri abbondanti di brodo vegetale
(o fatto con dado homemade)
olio extravergine di oliva
una padella larga per il sugo e conseguente spadellatura

* andrebbero usate le arselle, le vongole più piccole, ne ho trovate solo un kilo ed ho aggiunto un kilo  di vongole veraci  


fregua e cocciua



Far spurgare le vongole per qualche ora a bagno in abbondante acqua fredda e sale grosso (35 g per litro di acqua), cambiando  l'acqua un paio di volte (conservando la ciotola in frigo se la temperatura esterna è troppo alta). 
Al momento della cottura batterle una per una, lasciandole cadere da un'altezza di circa 40 cm su una teglia da forno: quelle che si rompono solitamente hanno la sabbia e vanno eliminate. Farle aprire in una padella capiente, coperte e a fiamma vivace per qualche minuto. Scolare le vongole (quelle rimaste chiuse vanno eliminate) e raccogliere il sugo filtrandolo bene per eliminare ogni traccia di sabbia. Ho preferito fare questo passaggio (anche se la ricetta prevede che le  vongole vengano aperte direttamente nel  sugo di pomodoro) per evitare una seppur minuscola traccia di sabbia, che rovinerebbe irrimediabilmente la pietanza.
Nel frattempo soffriggere leggermente l'aglio con alcuni gambi del prezzemolo nell'olio, aggiungere i pelati ed il peperoncino e far cuocere a fiamma vivace qualche minuto, finchè il liquido di cottura si rapprende. Unire le vongole ed il loro liquido  di cottura filtrato e lasciare insaporire.
Mentre si prepara il sugo, lasciare cuocere la fregua nel brodo vegetale, un paio di minuti  in meno del tempo indicato: per la mia ci volevano 10 minuti, l'ho lasciata nel brodo 8 minuti. Scolare la fregua con un colino e versarla nella padella, aggiungendo qualche mestolo di brodo per terminare la cottura a fiamma vivace.
Prima di servire spolverare con prezzemolo tritato.

La consistenza del piatto va a gusto personale, se piace più asciutta aggiungere il brodo mano a mano che la pasta lo richiede, se piace più brodosa abbondare pure.





365 giorni di festa per celebrare le glorie della nostra cucina:
la più famosa, la più bella (e buona) del mondo!
La festa del cibo che si rinnova ogni giorno,
attraverso la celebrazione dei piatti e dei prodotti che hanno reso unica la cucina italiana,
in Italia e nel mondo.

24 agosto 2012

Is Bombas per l'Abbecedario Culinario


Ho dedicato una giornata intera alla cucina sarda, ancora per qualche giorno ospitata dalle Cooking Sisters per l'Abbecedario Culinario organizzato dall'intraprendente Trattoria MuVarA, che ci hanno invitato a gustare con loro i  piatti tipici dell'incantevole Sardegna.
A pranzo ci siamo gustate queste ciliegiose polpettine, nel senso che una tira l'altra, da rubarsele nel piatto, da non lasciarmi il tempo di fare qualche foto sul tavolino accanto ... non avrei potuto sulla tavola imbandita, sarebbe stato un incrocio di mani oscuranti :-).
Facili da fare, serve solo un pochino di pazienza per farle piccolissime, rendono molto di più!
Perfette affiancate dalle simpatiche patate a schiscionera, grazie ancora, Cri, per le ricette!


is bombas


Per circa 80/90 polpettine:

500 g di macinato
100 g di mortadella
50 g di pancetta arrotolata
1 o 2 cucchiai di parmigiano grattugiato
2 uova
prezzemolo tritato
mezzo/uno spicchio di aglio tritato
sale/pepe 
pane grattato
olio extravergine di oliva per friggere
(oppure di semi di arachide)

is bombas


- Nel mixer frullare mortadella e pancetta, quindi unire il macinato e dare una mescolata veloce.
- Trasferire il composto in una bacinella, unire le uova, il  formaggio, il trito di aglio  e prezzemolo, un paio di cucchiai di pan grattato (iniziare con uno, se la consistenza è ancora troppo morbida aggiungere il secondo). Amalgamare bene, salare e pepare, poco prchè sono già molto saporite.
- Formare delle polpettine molto piccole, più piccole di  una noce e passarle nel pan grattato. Si possono fare in anticipo e conservare in frigo riparate dall'aria.
- Scaldare l'olio e tuffare le polpettine, poche per volta, friggendole qualche minuto, fino a doratura. Sempre meglio usare una casseruola alta e piccola, si sprecherà meno olio:-).
- Asciugare su carta da cucina e servire subito, avvertendo i commensali in attesa vogliosa che sono ... bollenti!

 is bombas e patate a schiscionera


Macs, il  godurioso per eccelenza, ne ha fatto una versione personale, schiaccinado le palline in modo  che risultassero dei rotolini tipo crocchette e passandole in un trito di patatine chips, prima e dopo la frittura... una ne fanno e cento ne pensano :-)


is bombas max style

Patate a schiscionera per l'Abbecedario Culinario


Perchè fare le solite infelici patate bollite quando con dei piccolissimi accorgimenti possono diventare più gustose e morbide e cremose?
Sempre dalla mia amica sarda Cristina ecco le patate alla schiscionera, un accompagnamento classico per ogni piatto cucinato, perfetto per is bombas :-).
La ricetta va alle Cooking Sisters che ospitano la regione Sardegna per l'Abbecedario Culinario organizzato dall'intraprendente Trattoria MuVarA.

patate a schiscionera


Ingredienti:

patate
acqua
dado, meglio se homemade
prezzemolo tritato
aglio tritato
olio extravergine di  oliva

 patate a schiscionera


- Lavare e sbucciare le patate, tagliarle a pezzettoni.
- Versare un goccio di olio in una padella capiente, sistemare le patate in modo che siano un solo strato, coprirle con acqua, aggiungere il dado e abbondante (abbondante!) trito di prezzemolo e aglio.
- Cuocere a fiamma vivace  con coperchio i primi 5 minuti, poi senza fino a cottura, circa 20 minuti, prestando attenzione che non asciughino troppo (in caso abbassare la fiamma o aggiungere ancora un dito di acqua).
- I pezzetti più piccoli si sfalderanno, creando una cremina, quelli più grossi rimarranno interi: un bel mix di consistenze. Servire subito.

 is bombas e patate a schiscionera

23 agosto 2012

Fregua e cocciua per l'Abbecedario Culinario


L'Abbecedario Culinario, organizzato dall'intraprendente Trattoria MuVarA, è sbarcato su una delle due isole maggiori e più precisamente nella bella e selvaggia Sardegna, ospitata dalle  Cooking Sisters fino a domenica 26 agosto.
Sono stata in Sardegna perla prima volta verso la  fine degli anni '70, avevo vent'anni, nel cuore della Costa Smeralda, per una breve vacanza agostiana in casa di amici. Eravamo a Baja Sardinia, all'epoca la Costa Smeralda era nel clou del suo sviluppo ed iniziava la sua grande popolarità, offrendo paesaggi mozzafiato e mare ancora incontaminati, grazie all'occhio di falco superbusiness-oso dell'Aga Khan, che ne aveva indovinato i potenziali, trasformando questa zona perlopiù disabitata in un paradiso ambientale.  Proprio poco tempo fa ho letto che quasi l'intera Costa è passata in mani arabe, in specifico dell'Emiro del Qatar (che tra le altre cose già assimilate si è pure aggiudicato Valentino) ... la domanda sorge spontanea: possibile che noi italiani riusciamo sempre a farci portare via le più belle cose naturali o artistiche del nostro bel paese invece di difenderle come un patrimonio affettivo, culturale e sociale?
Comunque sia, era stata una bella vacanza, in motoscafo tutto il giorno, godendo così di cale e calette altrimenti inaviccinabili,  mare turchese, ma che dico, smeraldo, sabbia finissima e luccicante, quasi  perlata, tranquillità assoluta, ogni giorno  come essere su un'isoletta privata... quasi come nel famoso e strabiliante film di Lina Wertmuller Trav, girato a Cala Luna, che ci regala inquadrature paesaggistiche fantastiche.
Ci sono ritornata poi qualche annetto più tardi, con amiche per una breve vacanza in Gallura in giugno, attraversando prima tutta la costa orientale della Corsica (con annesso un pauroso incidente tutto self-made, con ribaltamento compreso e arresto su una miracolosa distesa di rovi  a picco su uno strapiombo ... la macchina era la mia, ma non guidavo io, anche se non mi hanno mai creduto :-) quando ancora la stagione non è iniziata e la natura sta regalando le ultime fioriture prima del grande caldo estivo. Anche questa volta tanto mare, più ventoso e freschino, più faticoso per raggiungere a piedi le spiaggette più riservate. Ho il  ricordo fotografico stampato nella memoria di un passaggio per un sentiero naturalistico dove si raccontava nei cartelli informatici che in quella zona erano state portate alla luce testimonianze dell'epoca romana, quando i Romani riuscivano a trasportare nella capitale interi blocchi di granito sardo con cui poi costruivano i colonnati dei templi e gli edifici più importanti.
Le ultime mie visite sardegnole risalgono a vent'anni fa, prima un mese di iodio e salsedine curativi per due mamme intraprendenti e otto bambini (bravi ed ubbidienti :-) al seguito, dai 4 mesi ai 7 anni, un fiammeggiante Espace dove stiparli tutti, di base in Costa Corallina, ma con qualche gita spensierata nei dintorni, fino alla lunghissima, infinita spiaggia bianca della Cinta di S. Teodoro. 
Qualche mese più tardi col marito e sempre il fiammeggiante Espace, attraversando tutta la costa occidentale della Corsica e traghettando in Sardegna da Bonifacio, ammirando le bianche scogliere a strapiombo sul canale.
E proprio in questi giorni il marito è volato a Cagliari, destinazione Carloforte, dove riuscirà ad ammirare la costa sud occidentale dell'isola, a bordo  di un affascinante veliero, e ad esplorare i sorprendenti fondali, nella speranza di portare a paiolo qualche bel pesce:-).
Mi ero ripromessa di ritornare in quest'isola in primavera, quando la natura si ricopre di infinite fioriture di ginestre e margherite, e i profumi della macchia mediterranea iniziano a farsi sentire con prepotenza ... come dice un vecchio detto, la speranza è l'ultima a morire! :-)

Ho una cara amica sarda doc, trapiantata nel veronese da anni, ma che ancora conserva intatti il fascino e la riservatezza tipici degli abitanti isolani. A lei mi sono rivolta per alcune ricettine tipiche, ma soprattutto famigliari, e la mia richiesta è stata ampiamente esaudita.
La fregua o fregola è una tipica pasta locale fatta con la semola di grano duro, prodotta per "rotolamento" della semola in un grosso catino di coccio e tostata poi in forno.  Le palline irregolari possono variare di diametro variabile fra i 2 ed i 6 millimetri.
Le vongole, o meglio le arselle, quelle  più piccole, erano il classico bottino in avanzo dei pescatori, non rendevano bene nella vendita come i pesci più nobili, per cui spesso venivano usate per questo piatto veloce e saporito, base di molte cene povere che diventavano così ricche e gustose.
Forse le mie dosi sono abbondanti, ma ne abbiamo fatto piatto unico. Aglio e peperoncino a propria discrezione.
Scusate le foto bluastre e poco luminose ma erano già sera inoltrata e mi reclamavano a tavola con insistenza:-).


fregua e cocciua   

Per 6 persone:

2 kg di vongole *
500 g di fregua sarda
(ho usato quella a grana grossa)
un vaso grande di pelati, meglio se homemade, tagliuzzati
uno/due spicchio di aglio
uno/due peperoncini
prezzemolo tritato
2 litri abbondanti di brodo vegetale
(o fatto con dado homemade)
olio extravergine di oliva
una padella larga per il sugo e conseguente spadellatura

* andrebbero usate le arselle, le vongole più piccole, ne ho trovate solo un kilo ed ho aggiunto un kilo  di vongole veraci 


 fregua e cocciua

- Far spurgare le vongole per qualche ora a bagno in abbondante acqua fredda ed un pizzico di sale grosso, cambiando  l'acqua ogni due ore. 
- Al momento della cottura batterle una per una, lasciandole cadere da un'altezza di circa 40 cm su una teglia da forno: quelle che si rompono solitamente hanno la sabbia e vanno eliminate. Farle aprire in una padella capiente, coperte e a fiamma vivace per qualche minuto. Scolare le vongole (quelle rimaste chiuse vanno eliminate) e raccogliere il sughino filtranolo bene per eliminare ogni traccia di sabbia. Ho preferito fare questo passaggio (anche se la ricetta prevede che le  vongole vengano aperte direttamente nel  sugo di pomodoro) per evitare una seppur minuscola traccia di sabbia, che rovinerebbe irrimediabilmente la pietanza.
- Nel frattempo, soffriggere leggermente l'aglio con uno/due cucchiai di prezzemolo nell'olio, aggiungere i pelati ed il peperoncino e far cuocere a fiamma vivace qualche minuto, finchè il liquido di cottura si rapprende. Aggiungere le vongole ed il loro liquido  di cottura filtrato e lasciare insaporire.
- Mentre si prepara il sugo, lasciare cuocere la fregua nel brodo vegetale, un paio di minuti  in meno del tempo indicato: per la mia ci volevano 10 minuti, l'ho lasciata nel brodo 8 minuti. Scolare la fregua con un colino e versarla nella padella, aggiungendo qualche mestolo di brodo per terminare la cottura a fiamma vivace.
- Prima di servire spolverare ancora con prezzemolo tritato. La consistenza del piatto va a gusto personale, se piace più asciutta aggiungere il brodo mano a mano che la pasta lo richiede, se piace più brodosa abbondare pure.


fregua e cocciua
 

16 ottobre 2010

Carasau Bread for World Bread Day 2010

Happy World Bread Day!
qui la ricetta in italiano

Today we celebrate 5th Anniversary of World Bread Day, a worldwide event created by Zorra.
I have been joining the event in the last two years, baking a multipurpose dough first and then Freselle, a popular bread originated in South Italy regions.
For this occasions I have baked a very special bread originated in one of the most beautiful Italian island, so peculiar in its name too, often called carta da musica-music sheets because of its large and paper thin texture.

pane carasau - 5th wbd

Carasau bread is a tipical bread of Sardinia, a sort of thin and crisp large flatbread (called lentu) which is usually cooked in wood ovens at very high temperatures. Toasted lentus can be stored in sealed containers for long and should they absorb humidity they can be baked again a few minutes in hot oven to have them as crispy as freshly baked. They will be a nice idea to serve with drinks and snacks, even tastier when brushed with olive oil, rosemary (or your favorite aromatic herb), salt and pepper. They can be shaped into bowls to surprise your guests serving fresh chicken, meat, fish, vegetable salads into them.
Not difficult at all, the dough is very manageable, and apart rising time, no long time is required for rolling and baking: just a little suggestion, better to use two baking pans (low round pizza ones will be perfect ) because they have to be very hot for baking and while you use one the other still remains hot.

pane carasau

Ingredients:

500 g durum wheat semolina
300 g warm water
5 g fresh yeast
3 g salt
durum wheat semolina for dusting

pane carasau

- Dissolve the yeast in water, add to the flour, start kneading, add salt at last. Work and beat the mixture for about 10 minutes, should be quite soft, if necessary add a few more drops of water.
- Divide the dough into 16 balls and let rest covered for 2/3 hours, must double, even more.
- Before you start rolling the lentus turn the oven up and settle the two pans inside.
- Take a couple of balls at a time, flatten slightly with a rolling pin, flour generously with semolina and put one onto the other. Roll out carefully trying to keep the pastry smooth and unwrinkled (I occasionally pulled up an edge and added more semolina between the two sheets, inevitably it comes out while rolling).
- Slide the two sheets together directly onto the hot pan and bake 15/20 seconds, then take out from the oven, wait a few seconds and gently separate them, paying attention to the hot steam coming out. If the pastry swells while baking the operation is easy, otherwise you will need more delicacy and attention. Do not cook more than 20 seconds otherwise they dry out too much and then you will have more difficulties to divide. Leave lentus to cool while rolling the remaining balls.
- When all the lentus are ready, arrange on baking trays (without overlapping) and bake at 170/180° for 7/8 minutes, until slightly golden.

ciotolina di pane carasau

Bowls: wrap a lentu around a small upside down foil bowl (those for crème caramel) and tie up the dough with kitchen string, place on baking pan and trim edges if too large. Bake at 170/180° for 8 / 10 minutes, until they are golden.
If kept in a sealed box they last for a couple of months, but if necessary they can be baked again in the oven for a few minutes at 170/180°.

Carasau Bread Millefoglie
with zucchini, tomatoes and scamorza by my dear friend Anto

millefoglie di pane carasau

Lightly grease a baking dish, place a sheet of bread carasau lightly sprayed with cold water, place a layer of plum/cherry tomatoes and zucchini (previously clice tomatoes and zucchini into thin rounds and season with extravirgin olive oil, salt,oregano, basil and let half an hour to soak), cover with thinly sliced scamorza. Repeat one or two layers more, ending with cheese. Sprinkle with oregano, add a little oil and bake at 180° for about 10 minutes. If you like you can add some olives or capers too.

This dish is suitable to numerous variations, adapting to the current season vegetables.
Any suggestions for Autumn season: pumpkin and mushrooms, radicchio and bacon, apple and fennel.


Pane Carasau - World Bread Day 2010



Happy World Bread Day!
English version here


Oggi si celebra il 5° Anniversario del World Bread Day, evento ideato e organizzato da Zorra.
Dopo l'impasto semidolce postato nel 2008 e le freselle dell'anno scorso, eccomi ancora una volta con una ricetta targata Simili per questa grande occasione: come si suol dire, squadra che vince non si cambia!
Il pane carasau è una specialità sarda, una sfoglia (chiamata lentu) fina e croccante che viene solitamente cotta nei forni a legna ad altissima temperatura e vicino al fuoco stesso per ottenere un immediato rigonfiamento. Le sfoglie tostate si possono conservare a lungo in appositi contenitori ermetici e se malauguratamente dovesse assorbire umidità, basterà ripassarle un attimino in forno caldo per riaverle croccanti come appena sfornate.
E' adatto per aperitivi e stuzzichini, ancora più gustoso se pennellato con olio, rosmarino (o altra aromatica a piacere), sale e pepe.
Si presta anche a formare delle ciotoline contenitore con cui servire fresche insalate di pollo, pesce, salumi, verdure, sarà un modo insolito per servire un antipasto a sorpresa.
La sua preparazione non è affatto difficile, l'impasto è facilmente gestibile e, tempo di lievitazione a parte, la stesura e infornatura delle sfoglie è veloce: una sola piccola raccomandazione, meglio usare due teglie (non occorrono grandi, bastano anche un paio di quelle tonde basse da pizza) perchè devono essere ben calde e vanno e vengono dal forno a vicenda.

pane carasau - 5th wbd
Ingredienti:

500 g di semola rimacinata di grano duro
300 g di acqua tiepida
5 g di lievito di birra
3 g di sale
abbondante semola per spolvero

pane carasau

- Sciogliere il lievito nell'acqua e impastare con la farina aggiungendo il sale alla fine. Lavorare e battere l'impasto per circa 10 minuti, deve risultare abbastanza morbido, se necessario aggiungere qualche goccia di acqua in più.
- Dividere l'impasto in 16 palline e lasciare riposare distanziate e coperte a campana per 2/3 ore, devono più che raddoppiare.
- Prima di iniziare a fare le sfoglie accendere il forno al massimo e sistemarci le due teglie.
- Prendere un paio di palline alla volta, spianarle leggermente col matterello, infarinarle abbondantemente di semola e sovrapporle. Tirarle sottili cercando di non fare piegolino che impediscono il rigonfiamento (ogni tanto alzavo un bordo e se occorreva aggiungevo della semola tra le due sfoglie, è inevitabile che matterellando fuoriesca).
- Far scivolare direttamente le due sfoglie unite sulla teglia bella calda e cuocere 15/20 secondi, sfornare, attendere qualche secondo e delicatamente separare le due sfoglie facendo attenzione al vapore caldo che ne esce. Se in cottura si gonfiano bene l'operazione sarà facile, altrimenti occorrerà un po' di delicatezza ed attenzione in più, ma piano piano si riesce. Non cuocere più di 20 secondi altrimenti si seccano troppo e sarà più difficile staccarle. Lasciare le sfoglie stese a raffreddare (anche semisovrapposte) mentre si stendono le altre palline.
- Quando tutte le sfoglie sono pronte, disporle sulle teglie senza sovrapporle e tostarle a 170/180° per 7/8 minuti, devono appena appena dorarsi.

pane carasau

Ciotoline: avvolgere una sfoglia intorno a una ciotolina di stagnola monoporzione per crème caramel capovolta e fissare la pasta con spago da cucina, adagiarle sulla teglia e rifilare i bordi se troppo grandi. Tostarle a 170/180° per 8/10 minuti, finchè non saranno ben dorate.
Si conservano in una scatola ermetica anche per un paio di mesi, ma se necessario si possono ripassare in forno per qualche minuto a 170/180°.

ciotolina di pane carasau

ciotolina di pane carasau


Questa ricetta partecipa all'Abbecedario Culinario, organizzato dall'intraprendente Trattoria MuVarA, per la regione Sardegna ospitata dalle Cooking Sisters.


Millefoglie di Pane Carasau
con zucchine, pomodorini e scamorza come suggerisce la mia cara amica Anto

millefoglie di pane carasau

Ungere leggermente una pirofila, disporre una sfoglia di pane carasau leggermente spruzzato di acqua fredda, disporre uno strato di pomodorini datterino e zucchine* a rondelle fini precedentemente conditi con olio/sale/origano/basilico e lasciati riposare mezzoretta, coprire con scamorza affettata finemente. Ripetere ancora uno o due strati, terminando con la scamorza. Spolverare di origano, aggiungere un filo di olio e infornare a 180° per circa 10 minuti. A piacere si può aggiungere anche qualche oliva e/o cappero.

* quelle romanesche sono più croccanti, ancora si trovano all'Esselunga.

Le varianti per questa millefoglie sono numerose, adattando le verdure alle stagioni in corso.
Qualche suggerimento per l'autunno: zucca e funghi, radicchio e speck, mela e finocchi.


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